La forza delle canne agitate dal vento, per parafrasare i versi di Grazia Deledda, in Sardegna ritrova nella Launeddas un suono che può essere interpretato come la voce di un’Isola che attraverso la sua musica esprime emozioni, sentimenti e stati d’animo.

Si scava nel profondo e si guarda al passato del millenario strumento, con lo spirito di chi, con senso di responsabilità, ma anche con grande entusiasmo, si trova nel ruolo naturale  di dover custodire un’importante eredità per poi proiettarla verso il futuro.

Gianfranco Meloni, di Muravera, direttore artistico dell’Associazione culturale “Cuncordia a Launeddas”, è il presidente de s’Assotziu Launeddas Sardinnia, una realtà viva che al suo interno unisce oltre cento suonatori, costruttori e appassionati di questo strumento.

In vista dell’evento in programma per il 16 e 17 novembre organizzato proprio da s’Assotziu Launeddas Sardinnia, a Cagliari, abbiamo voluto fissare, attraverso un breve scambio di battute con Gianfranco Meloni, alcuni degli aspetti fondamentali che oggi caratterizzano e contraddistinguono il cammino di crescita di dell’antico strumento.

Nel panorama culturale della Sardegna, le Launeddas, insieme al canto a tenore, rappresentano la colonna portante di un patrimonio musicale che ci riporta indietro nel tempo. Oggi come vedi lo stato di salute di questo strumento?

Indubbiamente oggi le Launeddas godono di buona salute. Dopo gli anni di crisi, il grande lavoro fatto dai maestri e dalle associazioni ha dato i suoi frutti.

La diffusione delle Launeddas nel tessuto sociale della Sardegna riguarda anche una questione culturale. La politica nel corso degli anni ha fatto qualcosa per valorizzare in modo determinante questo patrimonio?

Purtroppo, no. La politica in generale fino ad ora è stata abbastanza distante e poco sensibile ai temi della cultura tradizionale, quasi come se si trattasse di una questione che riguarda solo gli addetti ai lavori e pochi altri ignorando le potenzialità e l’importanza della vitalità delle stesse all’interno delle nostre comunità.

Si è tanto parlato del riconoscimento delle Launeddas come patrimonio Unesco, ma dopo tanti anni ancora non si è mosso nulla. Che idea ti sei fatto?

Si tratta di una questione abbastanza complicata. L’iter di riconoscimento era stato presentato dall’Associazione “Cuncordia a Launeddas” e dopo aver superato molti degli step ministeriali era arrivato a Parigi per la valutazione finale. Purtroppo, poi si sono perse le tracce. Di recente è stata chiesta la possibilità di riaprire il caso ma uno stravolgimento delle regole di accoglimento da parte dell’Unesco non rende possibile questa ipotesi. Si dovrebbe iniziare un nuovo iter e credo che questo sarà uno dei temi che affronteremo nei prossimi appuntamenti.

Sei il presidente di un’Associazione che unisce oltre cento suonatori di Launeddas appartenenti anche a scuole e stili diversi. Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati per i prossimi anni?

Oltre che proseguire nell’importante e non scontato percorso di confronto e dialogo tra i protagonisti (suonatori e costruttori), obiettivo primario è dare attuazione al progetto del centro documentale e di studi dedicato alle Launeddas denominato Sa Domu de is Launeddas. Attualmente in forma molto ridotta, grazie all’amministrazione comunale e le associazioni in rete l’attività si svolge a Quartu Sant’Elena presso Sa domu de farra, ma il progetto nel suo complesso necessità di spazi molto ampi e speriamo che prima o poi si trovino soluzioni più idonee.

Il 16 e il 17 novembre è in programma un evento dedicato al mondo delle Launeddas. Perché è importante partecipare?

Si tratta di uno degli eventi annuali dell’Associazione ed è quello più importante. Il nome “Sa Festa” per noi sardi ha un significato particolare significa fare comunità, condividere momenti di gioia ma anche di riflessione e confronto con i consueti concerti-conferenza. Tantissimi suonatori e costruttori si ritrovano nella due giorni e con tutti i partecipanti condividono i loro saperi e il loro fare musica. È anche l’occasione per tutti gli appassionati del ballo sardo di poter gustare le diverse suonate e ballare con i molti suonatori presenti. Sicuramente un evento unico nel panorama delle arti tradizionali.

Come vedi le Launeddas nel prossimo futuro?

Sono abbastanza ottimista, la situazione attuale mi fa ben sperare per il futuro, le mode e le abitudini però cambiano repentinamente e spazzano via tutto ciò che è superficiale, e per questo non si deve mai abbassare la guardia ma anzi si deve proseguire nella strada intrapresa. Le nostre tradizioni saranno al sicuro solo quando entreranno nel profondo del tessuto sociale delle nostre comunità diventandone parte integrante.