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La rivolta delle Serve contro la padrona non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazione di una frustrazione: l’azione di uccidere l’oggetto amato e invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, quindi viene ripetuta all’infinito come un gioco... che mai raggiunge il suo apice.
Eva Robin's è Madame ne “Le Serve” di Jean Genet, in tournée nell'Isola sotto le insegne della Stagione di Prosa 2024-2025 organizzata dal CeDAC Sardegna: la fortunata pièce, testo cult del drammaturgo francese, nella versione di Veronica Cruciani (una produzione di Nidodiragno / CMC con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e il Teatro Stabile di Bolzano). Prima al Bocheteatro di Nuoro, il 5 marzo, poi il 6 al Teatro Costantino di Macomer e infine il 7 marzo al Teatro Comunale di San Gavino Monreale) è incentrata sul rapporto di odio-amore di due cameriere per la loro padrona, ammirata e invidiata ma anche detestata e temuta al punto di desiderarne e perfino rappresentarne la morte.
Ispirandosi a un fatto di cronaca, Jean Genet ha costruito un'affascinante e inquietante allegoria del potere, in un moderno dramma in cui due sorelle -Claire e Solange, interpretate rispettivamente da Noemi Apuzzo e Matilde Vigna-, al servizio di Madame -un'icastica e irraggiungibile Eva Robin's, icona pop del transgender dall’originale percorso teatrale (ha recitato, fra gli altri, Cocteau e Beckett ed è stata candidata all’Ubu per Tutto su mia madre)- si alternano in una sorta di “gioco delle parti” nei ruoli della serva e della signora, indossandone gli abiti e mimandone l'assassinio, una sorta di catartica “esecuzione”.
"Le Serve" è un perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena, “uno straordinario esempio di continuo ribaltamento tra essere e apparire, tra immaginario e realtà”, nelle parole di Jean-Paul Sartre.
La storia scritta da Genet è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame. Le serve hanno denunciato il suo amante con delle lettere anonime. Venendo a sapere che l’amante sarà rilasciato per mancanza di prove, e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano di assassinare Madame, falliscono, vogliono uccidersi a vicenda; una di esse si darà, infine, la morte.
Genet presenta le due sorelle, Solange e Clare, nella loro vita quotidiana, nell’alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale. A turno le due cameriere recitano la parte di Madame, esprimendo così il loro desiderio di essere “La Signora” e ognuna di loro, a turno, interpreta la parte dell’altra cameriera, cambiando lentamente atteggiamento, dall’adorazione al servilismo, dagli insulti alla violenza.
La messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona. Secondo Sartre questo fallimento è inconsciamente insito nel cerimoniale stesso che le serve mettono in scena; il tempo sprecato nei preliminari non porterà al compimento del rituale. Anzi questo rituale diventa un atto assurdo, è il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzano.