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“Vuole sparare? Si vince sempre!”, la frase che ho ripetuto più volte nella mia vita; “Stai dritta che siamo al pubblico!”, quella che mi sono sentita ripetere. Virginia Raffaele porta per la prima volta a Cagliari lo spettacolo della propria vita (letteralmente!): tre date, inserite come "Pezzi Unici" del ricchissimo, variegato e appassionante calendario CeDAC 2024-2025, che in poco tempo hanno registrato il tutto esaurito.
L'attrice e comica romana apre la scena dedicando la serata a Samusà, "con sobrietà e misura, proprio come piaceva a te"... prima di cimentarsi con una rumba e con un vestiario dalle caratteristiche opposte! "Samusà" viene dal gergo dei giostrai e significa “fai silenzio".
"Sono nata in un luna park, in una sera d'autunno, sul retro del nostro stand. E quella sera pioveva a dirotto!". Il lunapark in questione è in LunEur, fondato dai nonni di Virginia ed ereditato dai dai genitori, dove cresce in un mondo fantastico di giostre, di divertimento e di svago.
Poi, un'attrazione per volta, il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: "Le attrazioni sono io e siete voi! Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti”.
La trama è raccontata con narrativa piena di pathos, che sa essere divertente, emozionante, commovente, muovendosi tra danza, recitazione, imitazioni e scenografici cambi di costumi. Gli intermezzi tra uno sketch e l’altro sono a cura di tre giocolieri, atti e richiamare l’atmosfera da luna park.
La dedica finale ha come protagonista anche la Sardegna: "Sarò tornata a casa tante volte... ma mai come quando, per caso, sono entrata in un lunapark, proprio qui in Sardegna... ammetto che all'inizio ero reticente! Dovete sapere Gli occhi dei giostrai son sempre gli stessi, i giostrai sono una giostra sola. Quando chiusero LunEur sentivo che mi avevano tagliato le radici. Poi ho capito che, in realtà, le radici le ho mantenute. E sono lunghe, lunghe e sparse in tutta Italia!".
Adesso a Virginia è rimasto solo un gettone, che porta dietro per ricordo. E ha pensato che quel gettone dobbiamo usarlo noi: la giostra è lei.