“Emanare immediatamente una ordinanza regionale di allontanamento per tutti i non residenti provenienti dalle zone infette” e “Chiedere una conferenza urgente con il capo del Governo al fine di garantire i risarcimenti economici per la nostra economia” sono le richieste formulate da Caminera Noa al Governatore Christian Solinas.

Il motivo, spiegano gli attivisti, è il fatto che “L'applicazione delle restrizioni alla Lombardia dello scorso 7 marzo ha avuto delle conseguenze molto gravi sulla Sardegna: 11mila settentrionali, con altissime possibilità di portare con sé l'infezione e propagarla in un territorio come il nostro (senza alcun focolaio) si sono fiondati nelle loro seconde case nell'isola, e gran parte di questi non ha né dichiarato e certificato immediatamente il suo arrivo, né si è messa subito in quarantena. Tutto questo è stato permesso da Conte con «un netto diniego» alle, seppur tardive, richieste di Solinas sul blocco dei trasporti verso la Sardegna. Poco dopo il Presidente del Consiglio ci ha ripensato, firmando un decreto che ha reso tutto lo Stato «zona protetta», sino all'annuncio di ieri sera, 11 marzo, con cui ha presentato misure ancora più severe, su pressione dei governatori delle regioni del nord Italia (in particolare Lombardia e Veneto)”.

“Riteniamo irresponsabile – rimarcano gli attivisti –, da parte del Governo centrale, non aver permesso alla Sardegna di restare “Virus Free Zone”: è chiaro che se la situazione fosse stata inversa, ovvero se ci fosse stato un focolaio nella nostra terra, non ci avrebbero mai permesso di riversarci nelle regioni italiane”.

“Così come riteniamo irresponsabile – aggiungono gli attivisti – , da parte del Governo sardo e dei comuni ospitanti porti e aeroporti, non aver utilizzato la poca forza pubblica di cui disponiamo per fare seri controlli e censire agli arrivi tutti i non residenti. Infine, riteniamo il Governo centrale responsabile del dilagare dell’epidemia, a cui ha risposto tardivamente con misure che di fatto hanno ulteriormente messo in grave crisi la già precaria economia sarda”.

“Pertanto – concludono – chiediamo al Governo della Regione Autonoma della Sardegna di adottare la medesima misura del governatore della Toscana verso i non residenti, che di fatto ha obbligato dal 10 marzo chiunque sia arrivato in Toscana dalle zone infette, ad andare via. Il motivo è semplice: con le loro azioni irresponsabili, stanno mettendo in pericolo la salute pubblica dei residenti, intasando i pronto soccorso e le guardie mediche e rischiando il collasso del sistema sanitario locale. In Sardegna disponiamo di poco più di 130 posti in terapia intensiva (ora diventati 180 con tre nuove unità, ma comunque insufficienti se si dovesse presentare una situazione ancora più allarmante) molti dei quali già occupati da pazienti che ne hanno assoluto bisogno. Potremo essere solidali con pazienti da altre zone dello Stato solo se il nostro sistema sanitario non collasserà, e questo pericolo è concreto”.