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Ieri, domenica 22 maggio, si è tenuta davanti al poligono di Teulada la manifestazione organizzata dall’Assemblea contro le basi militari e le esercitazioni Nato in Sardegna, a cui hanno aderito un migliaio circa di manifestanti.
“Caminera Noa ha aderito chiamando alla mobilitazione i suoi simpatizzanti e i suoi militanti, arrivati da tutta l’Isola per dare sostegno alla protesta, che coincide con il mese di imponenti esercitazioni dei Paesi della NATO, non programmate e iniziate ai primi del mese e che proseguiranno fino al 27 maggio. Uno scenario inquietante che ci proietta direttamente al centro del conflitto ucraino”, ha spiegato il movimento organizzato che lotta “per una Sardegna libera, pulita, giusta e sovrana e per la costruzione di una forma di potere che sia davvero espressione delle comunità, del popolo”.
Nel corso del corteo alcuni manifestanti sono riusciti ad accedere nell’area interdetta del poligono, tagliando le reti (foto in basso) e “riappropriandosi simbolicamente di un territorio occupato abusivamente dai militari e brutalmente violentato dagli eserciti di mezzo mondo”, continuano.
“Caminera Noa sostiene il valore simbolico di questa azione, ritenendo inaccettabile che la Sardegna venga usata come gigantesca piattaforma militare, senza che lo Stato italiano tenga in alcuna considerazione le esigenze del territorio e la volontà del popolo sardo. Ignorando inoltre che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica è contraria al coinvolgimento dell’Italia nella guerra a Est dell’Europa, all’invio di armi e all’aumento delle spese militari”, affermano.
E ancora: “Vogliamo sottolineare che le esercitazioni non sono una simulazione ma una vera e propria guerra che inquina e distrugge il nostro patrimonio ambientale. Denunciando ancora una volta il silenzio assordante della giunta Solinas che è complice dell’economia bellica che colpisce lo sviluppo economico e sociale dell’Isola”.
Infine, Caminera Noa “chiede l’immediata sospensione delle esercitazioni. La Sardegna vuole essere una terra di pace, per costruire un futuro di cooperazione internazionale e non un futuro di morte”.