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“Gravi ritardi e l’inadeguatezza della classe politica regionale e del Presidente Solinas di fronte all’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Covid-19” è la denuncia degli attivisti di Caminera Noa, che aggiungono: “La Ras non solo ha attuato in maniera tardiva e insufficiente i necessari controlli negli sbarchi aeroportuali e navali, quando, se non in modo del tutto dissennato, questi venivano fatti nei soli aeroporti e non nei porti”.
“Contrariamente ad ogni logica si sono applicate le stesse misure pensate per le zone rosse dell’alta Italia, sospendendo visite ambulatoriali e specialistiche, creando quindi gravi disservizi e inefficienze che si vanno a sommare a quelle che già affliggono il nostro sistema sanitario, costantemente sotto attacco da politiche che ne favoriscono il progressivo smantellamento e che, negli ultimi decenni, hanno di fatto determinato una riduzione di posti letto, reparti specialistici, ospedali e operatori sanitari”, queste ancora le loro parole.
“Allo stato attuale – sottolinea Caminera Noa – la diffusione del virus nella nostra terra è ancora circoscritta, ma anziché approfittare del vantaggio temporale per organizzarci senza farci travolgere dalla psicosi, si è ubbidito agli ordini governativi senza tenere minimamente conto della reale situazione dell'Isola, oggi esposta al contagio grazie alla cialtroneria del governo italiano e alla paura indotta dai media che, in queste ore, stanno contribuendo a far riversare qui decine e decine di persone in fuga dalle zone a rischio, esponendo il nostro popolo ad un contagio di massa che il sistema sanitario sardo potrebbe non potrà essere in grado di sostenere”.
“Siamo ancora in tempo per prendere decisioni serie e fare la nostra parte in maniera responsabile – aggiungono gli attivisti -. Siamo ancora in tempo per organizzare la rete ospedaliera sarda ad accogliere pazienti, anche da altre regioni durante il picco dei contagi, ma occorre fare presto e attuare una serie di misure allo stato delle cose indispensabili”.
Tra le loro richieste “Il blocco degli accessi ai non residenti per almeno 30 giorni”, “L’attuazione di un piano di protocollo che garantisca il normale approvvigionamento delle merci”, “La creazione di misure che consentano il rientro in Sardegna degli emigrati, con obbligo di quarantena all’interno delle strutture pubbliche e/o private adatte a questo scopo (Ospedali, alberghi, villaggi turistici ecc.), garantendo la massima efficienza e assistenza sanitaria da parte della Regione”, e “Ordinanza di rientro nelle loro regioni di tutti i non residenti”.
“La mancata applicazione di tali misure, l’irresponsabilità del governo regionale e il colonialismo italiano rischiano di farci pagare un prezzo altissimo trovandoci del tutto impreparati. Riteniamo infine necessario – concludono – sottolineare come la sanità pubblica, sacrificata in questi ultimi decenni sull'altare degli affari e del profitto, è l'unica in grado di reggere crisi di questa dimensione e oggi paghiamo lo scotto di aver favorito il proliferare di una sanità privata che rischia di non garantire a tutti le necessarie cure mediche. Un sistema dunque da ripensare e ricondurre al suo fine originario che non è il profitto ma è il benessere e la salute dei cittadini”.