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I Sindaci di Desulo e Tonara, Gigi Littarru e Flavia Loche hanno preso posizione sulla proposta di un Campus Unico Scolastico avanzata dal Sindaco di Atzara, Alessandro Corona.
«Vi è da premettere – si legge nella nota – che è stato assolutamente riduttivo bollare la proposta del sindaco Littarru, condivisa e sposata in toto da Flavia Loche, come mirante a mantenere lo Status quo degli Istituti, quando risulta molto più completa , complessa, articolata e mirante a migliorare il Piano dell’offerta formativa al fine di accrescere l’interesse dei ragazzi e delle famiglie verso gli Istituti già esistenti. Strumentale risulta anche l’inversione dei numeri degli iscritti all’ITC di Aritzo, che ne conta attualmente 60 e non 99, che appartengono infatti all’ITI di Tonara. Strana e tendenziosa risulta anche la presenza degli insegnanti della Ragioneria di Aritzo alla seduta del Consiglio Comunitario e strano l’accorato appello degli stessi ad accorpare tutti gli indirizzi degli Istituti Superiori in un unico edificio e magari, vista la passione, nello stesso nel quale essi lavorano, si immagina».
I due Sindaci hanno espresso fortissima preoccupazione per quello che loro definiscono «essere il più drastico e disastroso Piano di Dimensionamento Scolastico della Storia. La cosa più grave e preoccupante – aggiungono Littarru e Loche – è che, però, tale aberrante, incontrollato taglio a un servizio fondamentale di Cittadinanza, venga dagli Amministratori di un territorio che risulta tra i più marginali e deprivati d’Italia. Quegli stessi amministratori che sono scesi in piazza e continuano a protestare contro la chiusura dei servizi sanitari e ospedalieri e contro la mancata distribuzione dei servizi di trasporto. Quegli stessi amministratori che sono chiamati a difendere strenuamente i diritti di quei cittadini che rappresentano e che, al pari di tutti gli altri pagano tasse per diritti che gli vengono continuamente negati e che ora, i loro stressi rappresentanti chiedono di negare».
«Chiedere a gran voce l’accorpamento degli Istituti superiori, che sono stati, qualche decennio fa, un’importante conquista da parte di amministratori capaci e lungimiranti, Istituti che sono Storia per questo territorio montano dimenticato e vituperato, che hanno formato centinaia di eccellenti professionisti e personalità nei diversi campi , ci appare come azione degna della più misera e miserabile visione politica e amministrativa.
«Questa posizione – scrivono ancora i due primi cittadini – riteniamo vada contro la logica della SNAI che, attraverso azioni e finanziamenti, prevede il potenziamento dei servizi esistenti e non il taglio indiscriminato».
«Come ampiamente descritto nel il Piano di governo per “La Buona Scuola”, tradotto nella legge n. 107/2015, – si legge ancora nella nota – occorre procedere sia con interventi generali che valorizzano l’impatto di tale Piano nel complesso delle aree interne, sia realizzando azioni specifiche a carattere sperimentale nelle singole aree-progetto selezionate. È pur vero che vero che tale legge offre tra le opzioni, ribadiamo opzioni, quella di “Accorpare i plessi in “nuove scuole per il territorio”, per migliorare la qualità della didattica nonché l’offerta formativa».
«Ma tale accorpamento – dicono ancora Littarru e Loche – non avrebbe luogo in edifici inadatti e originariamente destinati ad altri scopi, ma in “nuove scuole” che, nella strategia pedagogica, nel disegno degli spazi, nell’immagine esterna, siano adatte a servire come volani del rilancio identitario, culturale e produttivo di queste aree. Tale accorpamento, recita il testo, potrà essere realizzato esclusivamente dove sia matura e visibile una “domanda di accorpamento” da parte di amministratori locali, dirigenti scolastici, insegnanti, famiglie e cittadini, mentre nel territorio Gennargentu–Mandrolisai tutto ciò, allo stato attuale, ancora non è realtà».
«L’ipotesi dell’accorpamento dei plessi scolastici”, cita ancora il testo, “permetterebbe si di concentrare risorse e progettualità, ma sconterebbe la debolezza dei sistemi di trasporto pubblico (che si aggrava nel caso di aree soggette a nevicate invernali) e comunque richiede di assicurare alle famiglie certezze circa la qualità delle scuole, il trasporto, i servizi di mensa».
Secondo il loro giudizio «l’ipotesi di accorpamento degli istituti scolastici riteniamo noi, in caso di fallimento della Strategia, provocherebbe una fuga dei ragazzi del territorio verso realtà più grandi e vissute e porterebbe a una futura completa desertificazione della nostra Area Interna. La chimera del Campus unico resterebbe alla storia come l’ennesima, disastrosa cattedrale nel deserto».
«Non si comprende, infatti, quali vantaggi numerici, in termini di costituzione di nuove classi e di potenziamento degli iscritti potrebbe portare siffatta proposta. Riteniamo, per contro, che tale accorpamento, possa portare a un ulteriore, gravissima, perdita di classi, – sottolineano i due primi cittadini – poiché unificando non si smisterebbe se non 26/27 alunni, con conseguente perdita gravissima di decine di posti di lavoro tra personale docente e ATA, perché a ciò i disegni ragionieristici di Ministeri e Regioni. Personale che, perdendo il posto di lavoro nei luoghi di residenza, sarà costretto a migrare verso altre realtà, provocando ulteriore spopolamento, esattamente contro quelli che sono, quindi, i principi SNAI».
«Non si comprende ancora, per quale strano scopo, non si prendano in considerazione , in sede di definizione di schede di Strategia, le alte opzioni previste nel testo sulla BUONA SCUOLA, ovvero “Mantenere “in modo condizionato” plessi di ridotte dimensioni, nonché le pluriclassi: questa soluzione verrebbe adottata nelle aree-progetto in cui l’isolamento geografico dell’area e i problemi di mobilità impediscano l’accorpamento, ma – rimarcano – verrebbe realizzata a condizione che venga previsto un piano per il miglioramento della didattica (Cfr. Piano assunzioni e Organico per il potenziamento dell’offerta formativa) con un uso intensivo degli spazi a disposizione anche in orario pomeridiano.” , oppure “Potenziare l’attrattività degli edifici scolastici esistenti attraverso la riqualificazione, la messa in sicurezza, la diffusione di soluzioni ecosostenibili negli ambienti in particolari aree-progetto».
«La riqualificazione degli edifici e degli spazi scolastici, oltre ad incentivare una progettualità mirata sull’architettura scolastica, permetterà di ripensare i metodi di apprendimento e di potenziare lo sviluppo delle tecnologie digitali.” Una migliore offerta formativa nelle aree interne permetterà di innescare “vantaggi cooperativi” tra luoghi della formazione e contesti produttivi, in una sinergia capace di generare nuove economie e di dare slancio a quelle presenti (agro-alimentare, artigianato, beni culturali, turismo), nonché di avere una scuola più vicina ai bisogni degli studenti e alle loro vocazioni, in grado di contrastare gli abbandoni scolastici precoci».
«Singolare è, inoltre la fretta, del presidente della CM, di approvare la sua proposta visto che anche RAS, in uno rari momenti – scrivono Littarru e Loche – di contatto con la referente d’Area, ovvero il Sindaco di Tonara, ha chiesto di procrastinare la discussione di questo punto. Intravediamo, invece, dietro tutta questa impazienza di portare ad approvazione tale progetto, un chiaro, becero, disegno politico – concludono i due – che anziché generare coesione e forza tra i paesi mira a spaccare e impoverire ulteriormente il territorio».