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“Sono basita, arrabbiata e addolorata. Come può una sola persona compiere un omicidio in quel modo? Devono pagare tutti. Voglio giustizia per mio figlio Sebastian!”
Sono parole dure e incrinate continuamente dal pianto quelle di Francesca, madre di Sebastian Casula, il 39enne di Carbonia scomparso l'11 luglio 2017 e trovato morto oltre un mese più tardi, appeso a un albero in località Monte Leone.
Per sette degli otto indagati sono infatti cadute già dal mese di luglio le accuse, e nel mirino degli inquirenti è rimasto soltanto Paolo Secci, 65enne concittadino della vittima.
Ieri sera la notizia del rinvio a giudizio per l’unico imputato, che l’avvocato della famiglia, Gianfranco Piscitelli, presidente di Penelope Sardegna, e che sta seguendo legalmente e umanamente la vicenda di Sebastian, ha accolto con stupore: “Non mi spiego una serie di fatti , ma fin quando non avrò le copie integrali degli atti, voglio capire come mai il pm, il dottor Tronci, che io stimo tantissimo, non sia riuscito a formulare accuse nei confronti degli altri” dice Piscitelli ai microfoni di Sardegna Live.
“Come ha fatto una persona da sola a portare in spalla una bicicletta, un corpo, a creare una scena del delitto particolare e complessa? Anche un bambino capirebbe che si tratta di una scena montata ad hoc, architettata da una mente malata, e soprattutto non da una persona da sola” si chiede l’avvocato che si trova al momento dell’intervista assieme ai genitori di Sebastian.
Per la madre questa notizia è stata una violenta pugnalata, l’ennesima da 5 lunghi anni, che fa immediatamente andare in fumo la possibilità di dare giustizia a suo figlio: “Tutti gli altri responsabili sono e saranno liberi dopo aver assassinato mio figlio. Non lo accetto, io combatterò affinché tutti la paghino cara” dice a Sardegna Live la donna.
“L’avvocato Piscitelli ci sta vicino, per fortuna c’è lui con noi. La mia battaglia deve ancora iniziare – prosegue – Io da 5 anni non vivo più, ma sopravvivo per Sebastian, per dargli la giustizia che si merita. Per me è una condanna vedere ogni giorno quella maledetta montagna dove il corpo di mio figlio giaceva in condizioni indescrivibili. Chi tratta un animale in quel modo riceve una multa e una denuncia, mentre gli assassini di un essere umano, mio figlio, sono liberi”.
“Ho la fede dalla mia parte, io credo in Dio e in una giustizia divina: quelle persone la devono pagare in qualche modo. Ho anche una altro figlio, ormai chiuso in casa da ben 5 anni, per evitare di incrociare anche solo per sbaglio quelle persone, che sono sicura siano tutte di Carbonia”.
E con la voce che trema ammette: “Quella maledetta montagna, quella bicicletta che è stata toccata da mani assassine e che mi trovo ogni giorno vicino, la consapevolezza che i criminali mi passino accanto.. dopo la perdita in modo atroce di un figlio, come si può continuare a vivere così? Il tempo non placa nulla, il mio dolore è sempre solo aumentato, e ieri questa notizia, la distruzione completa per me, a scavare ancora di più la ferita nel mio cuore”.
Poi con gli occhi lucidi, Francesca ricorda suo figlio: “Sebastian era un bravissimo ragazzo ben voluto da tutti, con il cuore d’oro, aiutava sempre gli amici e io gli dicevo fosse troppo buono, ‘meglio uno schiaffo di una mamma che una carezza di un presunto amico’, gli ripetevo spesso. E poi com’è stato ripagato per la sua bontà? È stato ucciso in modo orribile, senza pietà”.
Intanto ci mostra la stanza di Sebastian, che ha trasformato in un angolo di raccoglimento e preghiera dove trascorre ore: pregare l’aiuta ad andare avanti.
“Fino a febbraio ci sono migliaia di carte da leggere e analizzare bene. Certo è che farò di tutto per far ottenere il massimo della pena all’imputato, ma soprattutto continuerò a stare vicino alla famiglia di Sebastian e a combattere con loro affinché ottengano la giustizia che meritano” conclude l’avvocato Piscitelli.
Aggiornamento 4 ottobre 2023 ore 11:39. Iniziato ieri il processo.