Due enormi occhi azzurri che catturano, un sorriso contagioso che esprime gioia di vivere e l’entusiasmo di chi, nonostante abbia raggiunto tanti obiettivi nella propria vita, continua a impegnarsi con una passione fuori dal comune per migliorarsi sempre di più.

La musica accompagna Natascia Capurro, cantante e cantautrice originaria di Sant’Antioco, nata a Carbonia dove attualmente vive, fin dai primissimi anni di vita, quando ereditò questa immensa passione dal nonno materno.

Laureata in Pedagogia e in Sociologia e Servizio sociale, è attualmente insegnante alla scuola primaria. Per 25 anni ha messo al primo posto l’aiuto per il prossimo, svolgendo servizi sociali, ma la musica è stata per Natascia una continua ispirazione, prendendola per mano anche nei momenti in cui pareva accantonata e lei era concentrata su altro.

Ha frequentato Master di alta formazione con la Vocal Coach americana Cheryl Porter, vinto prestigiosi premi quali “Miglior improvvisazione voce e batteria” e “Most Original Voice Awards”. Dal 2011 è la voce solista del gruppo musicale SOL.KI.NOS, di musicisti professionisti jazz e dal 2018 della “Gold Pink Band”.

Ha inoltre rappresentato la Sardegna al Salone Internazionale del Libro di Torino per “Edizioni Pettirosso”.

Sardegna Live ha intervistato questa ragazza dalle mille sfaccettature, scoprendo una persona sensibile, ricca di fascino, attenta al sociale, desiderosa di aiutare non solo attraverso il suo lavoro di insegnante ma anche attraverso il canto, offrendo sconfinate emozioni a chi l’ascolta. Inoltre la sua intraprendenza rappresenta l’altro lato di una personalità che ama la calma, la riflessione, a volte la solitudine, lo stare lontana da un mondo caotico come può essere anche quello della musica, in cui lei non ama sgomitare, ma preferisce stare in una dimensione di nicchia.

Ciao Natascia e benvenuta su Sardegna Live! Quando hai iniziato ad appassionarti di musica?

Ciao a tutti! La musica è presente nella mia vita fin da quando ero piccolissima, quando venni ispirata da mio nonno materno, poeta improvvisatore e amante della musica tradizionale sarda. Le prime canzoni che imparai e cantai furono quelle di Lucio Dalla: leggevo i testi dietro le copertine dei dischi di mio padre. La prima esperienza musicale “pubblica” fu nel coro della mia parrocchia: già da bambina decisi che la musica sarebbe stata al primo posto e volevo diventasse un lavoro”.

La tua famiglia ti sosteneva in questo tuo desiderio?

In realtà non ho mai manifestato in modo esplicito questo mio desiderio, forse perché capivo che le aspettative fossero ben altre e, una volta diventata adulta, capii il motivo: semplicemente si preoccupavano che svolgessi un lavoro “più redditizio” e che della musica potessi occuparmi come un hobby, quindi ascoltai la famiglia e decisi di studiare”.

Che studi hai fatto?

Per 25 anni mi sono occupata di servizi sociali, aiutare le persone in difficoltà e prendermi cura del prossimo mi rendeva felice. Mi sono laureata in Pedagogia poi in Sociologia e Servizio Sociale e attualmente sono insegnante alla scuola primaria. Tutto ciò senza mai però abbandonare la musica del tutto, anche perché sarebbe stato impossibile”.

Perché?

Perché la musica mi ha sempre preso per mano, anzi letteralmente mi ‘acciuffava per i capelli’ (ride): anche nei momenti in cui io ero presa da altre attività, accadeva puntualmente qualcosa che mi facesse tornare d lei, oppure incontri speciali con persone che mi riportavano irrimediabilmente alla musica, il più importante quello con il mio attuale compagno, Omar Formentin, cantautore e musicista del gruppo musicale SOL.KI.NOS, di musicisti professionisti jazz, di cui faccio parte dal 2011, come voce solista”.

Quando hai deciso di mettere definitivamente la musica al primo posto nella tua carriera lavorativa?

Il nostro primo disco uscì proprio durante un momento di crisi del lavoro, studiavo per trovare altri sbocchi, ma la musica mi ha sempre aiutato a non abbattermi, non mi distoglieva da altre attività ma al contrario mi aiutava a svolgerle meglio, infatti considero come mio primo lavoro quello di cantante, poi quello di altre attività inerenti ai titoli accademici”.

In quali canzoni ti cimenti?

Canto principalmente dei pezzi jazz nella variante campidanese scritti da Omar o da altri cantautori, ma ultimamente sto provando a scrivere qualche pezzo anche io perché attraverso le canzoni e la musica riesco ad esprimere al 100% la mia anima, tutto ciò che a parole non saprei comunicare, ecco perché la considero fonte di resilienza e salvezza, oltre che un vero e proprio lavoro, quindi la formazione continua è fondamentale. Il talento è nulla senza lo studio”.

Che studi hai fatto attinenti al canto?

Io nasco come autodidatta ma ho sempre pensato che, come ogni lavoro, la musica andasse coltivata. Ho preso lezioni di canto classico dalla cantante lirica Maria Josè Trullu e lezioni di canto moderno e jazz dalla maestra Daniela Porru. Quando ho saputo di un Master musica internazionale Roma con la grande Vocal coach americana Cheryl Porter, mi sono iscritta: è stata una grande emozione e un’esperienza incredibile. Il 20 ho una Masterclass e ho in serbo altri progetti che sono ancora embrionali. Attualmente sta nascendo una collaborazione con il cantautore e cabarettista Ignazio Deligia: a dire il vero sono stata adottata da tutta la sua famiglia (ride tra il luccichio degli occhi)”.

Come riesci a conciliare insegnamento e musica?

Io sono assolutamente convinta che le passioni si incontrino: la mia sensibilità, il mio stare a contatto con chi è al margine della società per anni mi ha ulteriormente avvicinato alla mia amata musica, mi sento davvero fortunata. Io non cerco popolarità, mi piace stare in una dimensione di nicchia, non sgomitare perché c’è posto per tutti, ho trovato la mia dimensione che comunque non è mai statica, siamo sempre tutti in continua evoluzione”.

Grazie Natascia e alla prossima intervista!