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“L’Università di Cagliari, a 400 anni dalla fondazione, e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, con il 5,4% di studenti iscritti nei corsi dell’Ateneo, raccolgono risultati straordinari tra i detenuti della Sardegna. Un centinaio di studenti della Casa di Reclusione di Oristano-Massama, iscritti alle superiori e ai corsi CPIA, attende però inutilmente da mesi di poter studiare. Un problema irrisolto che impedisce a persone che esprimono la volontà di cambiare se stessi di fruire di un diritto costituzionale”.
Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione ‘Socialismo Diritti Riforme’, con riferimento al mancato avvio delle lezioni scolastiche a distanza osservando che “risultati eccezionali non possono cancellare condizioni di disagio e inadeguatezza di una realtà molto importante”.
“Occorre non trascurare che gli apprezzabili risultati universitari – sottolinea Caligaris – sono quasi sicuramente da mettere anche in relazione all’incremento dei detenuti in Alta Sicurezza e 41bis presenti nell’isola (la più alta percentuale in Italia rispetto al numero di ristretti). E’ notorio inoltre che lo studio ad alto livello soddisfa e impegna particolarmente le persone private della libertà con pene lunghe. Ecco perché, a parte Alghero, la presenza di studenti universitari si registra nelle sezioni AS e tra gli ergastolani. Il problema è rendere la scuola e la formazione strumenti per tutti specialmente per tossicodipendenti e analfabeti di ritorno, spesso dietro le sbarre per pochi mesi in attesa di essere trasferiti in Comunità di recupero e/o in centri sanitari”.
“Il convegno dell’Università – osserva ancora l’esponente di SDR – ha messo l’accento su una problematica significativa soprattutto in considerazione del recupero sociale. Indubbiamente 45 detenuti universitari su circa 2000 ristretti sono importanti, ma lo sono anche i restanti 1.955 e in particolare i circa 260 di Oristano, un centinaio dei quali ormai si sentono abbandonati e privati di una prospettiva di crescita culturale e umana. SDR rivolge quindi un appello al Direttore Generale dei Detenuti e del Trattamento Gianfranco De Gesu, già apprezzato provveditore regionale della Sardegna, per un suo personale impegno affinché nella nostra isola non ci siano figlio di un Dio Minore”.