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“Un dolce Natale” è l’iniziativa che l’associazione di volontariato Onlus “Socialismo Diritti Riforme” ha destinato alle persone private della libertà della Casa Circondariale “Ettore Scalas”. Trecento confezioni di Pandoro sono state infatti recapitate nei giorni scorsi all’Istituto di Cagliari-Uta per rappresentare la vicinanza della società civile a chi sta vivendo un momento di difficoltà. Le confezioni, che sono state consegnate agli addetti alle cucine del carcere, dopo essere divise, verranno distribuite ai circa 600 detenuti in occasione delle Festività natalizie e d fine anno.
“Il Covid19 – sottolinea in una nota la presidente del sodalizio Elisa Montanari - ha accentuato il senso di solitudine di chi sconta una pena avendo determinato la riduzione drastica dei colloqui in presenza e l’impossibilità per i familiari di esprimere fisicamente affettività e partecipazione emotiva. Una condizione che, avendo ampliato il senso di isolamento, incide negativamente, aldilà dell’impegno degli operatori penitenziaria, soprattutto sulle personalità più fragili e/o con disturbi della sfera psicosociale. La nostra iniziativa intende ricordare alle persone private della libertà che il volontariato non le ha dimenticate”.
“La ricorrenza delle festività di fine anno ed in particolare il Natale – ricorda Maria Grazia Caligaris di Sdr – è vissuto da chi sconta una pena sempre con particolare sofferenza. Quest’anno le condizioni rendono lo stato di detenzione ancora più difficile anche per le oggettive limitazioni derivanti dalle severe norme di prevenzione anticovid. L’associazione, grazie alla concreta azione della vice presidente Paola Melis, è riuscita a realizzare un progetto che con un positivo messaggio di vicinanza colma un’assenza indotta dalla pandemia”.
“L’iniziativa – ha evidenziato Marco Porcu, Direttore della Casa Circondariale di Cagliari-Uta – è stata particolarmente apprezzata per la sua valenza simbolica. I detenuti e i loro familiari hanno dovuto seguire in questi mesi un rigido protocollo per evitare la diffusione del virus. Sapere che nonostante le difficoltà che tutta la comunità sta vivendo non viene dimenticato chi vive dentro un Istituto detentivo incoraggia anche gli operatori che quotidianamente ne condividono ansie e difficoltà”.