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“La Casa Circondariale di Cagliari-Uta continua a registrare un incremento di ristretti, nonostante le problematiche relative al personale penitenziario, al numero inadeguato di educatori, all’assenza di un coordinatore sanitario stabile e allo scandalo di un direttore che deve farsi letteralmente in quattro”.
Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento ai dati diffusi dal Ministero della Giustizia relativi alla situazione al 30 settembre appena trascorso.
I DATI. “I numeri – sottolinea – parlano chiaro. Nel carcere ci sono 573 detenuti (20 donne; 129 stranieri pari al 22,5%). Un dato che evidenzia criticità in quanto si tratta di persone private della libertà oltre il limite regolamentare. I posti-letto infatti sono 561. Ma a preoccupare è il costante incremento di detenuti. Il 30 luglio erano infatti 556 (121 stranieri), il 31 agosto 562 (127 stranieri) in due mesi quindi c’è stato un incremento del 12,1% a cui non è corrisposto un analogo adeguamento del personale penitenziario”.
“L’aspetto più scandaloso di cui il Ministro della Giustizia e il Dipartimento dovrebbero farsi carico con urgenza – afferma ancora la presidente di SDR – è rappresentato però dal carico di lavoro del direttore Marco Porcu. Il responsabile dell’Istituto con il più alto numero di detenuti deve infatti curare anche la Colonia Penale di Isili (109 detenuti per 130 posti – 66 stranieri pari al 60,5%), il carcere di Lanusei (33 detenuti per 33 posti – 2 stranieri) e garantire efficienza dell’Ufficio Contenzioso della Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. Non si può inoltre ignorare che oltre agli Agenti, sempre in affanno, attualmente risultano diminuiti di una unità anche gli Educatori”.
“Una realtà complessa come quella di Cagliari-Uta, dove si registra un alto numero di persone con problemi psichici legati alle tossicodipendenze, con un alto rischio di atti autolesionistici che spesso impegnano il personale in azioni salvavita, dove è collocata una sezione di Alta Sicurezza, non è più tollerabile il disinteresse dei vertici del Ministero. Non è la prima volta – conclude Caligaris – che sollecitiamo un intervento che possa dare a chi opera Uta, ma anche nelle altre strutture penitenziarie isolane, la dignità di un lavoro importante per la collettività perché finalizzato al recupero sociale di chi ha sbagliato, ma le segnalazioni finora non hanno sortito alcun risultato”.