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“Il mese di settembre si è chiuso con un altro dato negativo per la Casa Circondariale di Cagliari, ubicata nel territorio del Comune di Uta, a 23 chilometri da Cagliari. I dati del Ministero rivelano infatti che a fronte di 561 posti disponibili sono recluse 572 persone (lo scorso 31 agosto erano 563). Un numero che, superando abbondantemente il limite regolamentare, fa riflettere sulla situazione dell’Istituto più grande della Sardegna, dove spesso si registrano numeri in crescita. Ma a destare preoccupazione è la presenza nell’Istituto di Sassari-Bancali di una donna straniera con una creatura al seguito. Ancora una volta un neonato (o neonata) è costretto a vivere in cattività senza colpe. L’auspicio è che si tratti di una condizione temporanea e che si provveda al più presto a trovare una alternativa al carcere per garantire al piccolo un ambiente adeguato alle sue esigenze”.
Lo afferma Maria Grazia Caligaris di Socialismo Diritti Riforme commentando i dati del Ministero della Giustizia che fotografano la realtà isolana dietro le sbarre al 30 settembre.
“Complessivamente – sottolinea – il numero dei detenuti in Sardegna è quasi stabile, anzi si riscontra una lieve flessione. Attualmente infatti sono ristretti nei 10 istituti 2.047 detenuti (39 donne) erano 2051 (37 donne) lo scorso 31 agosto. Si conferma senza flessioni significative anche la presenza di stranieri passati da 550 a 540 (26,3%) con il “picco” dell’82% a “Is Arenas”, dove su 73 detenuti gli stranieri sono 60, e del 79,5% a “Mamone”, dove invece su 132 presenti gli stranieri sono 105. Invariato anche il numero dei detenuti nelle Colonie Penali dove a fronte di 613 posti ci sono 271 detenuti che possono lavorare in campagna o svolgere diverse attività legate alle produzioni agro-pastorali”.
“Destano perplessità e sorpresa la scarsa attenzione che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia riservano in particolare alle Colonie Penali, oltre al sistema penitenziario sardo nel complesso. Le carenze d’organico di Agenti, Funzionari giuridico-pedagogici, amministrativi, vice direttori e Direttori sembrano rendere davvero difficile – conclude Caligaris – quel percorso riabilitativo e d’integrazione sociale delle persone recluse, indispensabile per rispettare pienamente l’art. 27 della Costituzione”.