Un detenuto appartenente al circuito media sicurezza, che pare non avesse nessuna patologia psichiatrica e, dalle prime indiscrezioni, non aveva mai assunto dei comportamenti che facessero sospettare gesti auto-soppressivi, si è suicidato nelle ore notturne nel bagno della propria camera detentiva, condivisa con altri compagni di detenzione. 

Il personale ha immediatamente dato l’allarme agevolando gli interventi dei sanitari, ma a nulla sono valsi i soccorsi seppur tempestivi.

A render nota la notizia, il segretario generale della Uil Pa Polizia Penitenziaria Michele Cireddu che aggiunge: “Si tratta dell’ennesimo evento critico nell’Istituto di UTA, dove sono allocati circa seicento detenuti e dove si registra una carenza organica di Agenti di circa 140 unità. Le proporzioni numeriche offrono un quadro estremamente significativo: quando va bene, tre unità devono assicurare il controllo di tre sezioni dove sono allocati complessivamente circa cento detenuti; nei quattro piani detentivi la situazione è pressoché simile, è umanamente e oggettivamente impossibile garantire quindi un controllo assiduo. Servono urgenti integrazioni di poliziotti che possano gestire i continui eventi critici che si verificano in Istituto, ma servono anche interventi urgentissimi per correggere le deficienze organizzative, per fornire strumentazioni e tecnologie adeguate. Servono, insomma, urgenti misure emergenziali e strutturali. 

Il segretario nazionale della UIL Defazio ha definito il numero esorbitante di suicidi come una “pena di morte di fatto” e non è difficile preventivare che senza interventi concreti, basandoci solo sulle parole di facciata della classe politica e dei vertici dei palazzi romani, la situazione continui a peggiorare drasticamente ed irreversibilmente.