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CARCERE REGINA COELI DETENUTI AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA RECLUSIONE ARRESTO POLIZIA PENITENZIARIA CARCERATI CELLA - REGINA COELI - fotografo: IMAGOECONOMICA
Lo scorso anno nelle carceri sarde ci sono stati 272 atti di autolesionismo, 42 tentati suicidi di detenuti, 33 ferimenti e 25 colluttazioni. I dati sono state resi noti da Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, che dopo aver incontrato i rappresentanti sindacali regionali lancia l'allarme sulla situazione degli istituti penitenziari nell'Isola e annuncia che porterà il caso all'attenzione del ministro della Giustizia Andrea Orlando con l'auspicio che si adottino provvedimenti urgenti.
"Ogni giorno in Sardegna c'è un evento critico in carcere - sottolinea Capece - Oggi ci sono più detenuti rispetto al maggio dello scorso anno, addirittura nel nuovo carcere di Uta si è arrivati a montare la terza branda in cella per far fronte all'affollamento e per i poliziotti penitenziari in servizio le condizioni di lavoro restano pericolose e stressanti. Poliziotti, e questo va detto con estrema chiarezza, che sono sotto organico in tutta l'Isola di oltre 400 unità".
Preoccupato anche Antonio Cocco, segretario regionale del Sappe.
"L'Amministrazione penitenziaria, nonostante i richiami di Bruxelles, non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle - denuncia il sindacalista - Ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio. In Sardegna sono circa 700 detenuti, il 35% di quelli presenti, quasi tutti (655) alle dipendenze del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana. Eppure - osserva Cocco - chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative e addirittura dell'1% di chi è inserito nel circuito produttivo".