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Nessuna bandiera di partito ma solo gli striscioni con le richieste scritte: "Uniti contro caro energia-gasolio", "sì al taglio delle accise, meno promesse e più fatti".
Chiedono che "si faccia valere la nostra posizione politica di Regione disagiata", ma anche "la chiusura di pratiche burocratiche in ogni settore, l'abbassamento dei costi dei carburanti nel medio e lungo periodo, la continuità territoriale sicura, la verifica urgente sui rincari dei generi alimentari e di tutti i prodotti di prima necessità, misure urgenti per evitare il collasso di numerose attività".
Sono i manifestanti del comitato spontaneo "Uniti senza colori e senza bandiere, donne e uomini di Sardegna", oggi in 150 circa, sotto il palazzo del Consiglio regionale a Cagliari per chiedere l'intervento "tempestivo" delle istituzioni. Tra gli altri ci sono i portavoce delle proteste locali dei giorni scorsi in alcuni paesi del Medio Campidano, in particolare Serramanna.
"Questo è uno stato d'emergenza - spiega Davide Lilliu, dipendente di un centro commerciale - c'è tanta disperazione tra i commercianti, le partite Iva, gli autotrasportatori. Anche i sindaci devono collaborare con noi, devono unirsi. Siamo liberi cittadini che chiedono ai politici di mantenere le promesse per cui sono stati votati".
Secondo Mauro Deriu, commerciante di Villasor di 34 anni ma con l'attività a Serramanna, "i rincari sono a livello nazionale, noi però abbiamo uno Statuto speciale che ci consentirebbe di avere costi più bassi". Roberto Mais, commerciante, osserva che "stiamo pagando la condizione di insularità su tutti i fronti, il popolo è stremato. Ho una bambina di quattro anni e sono preoccupato".
Anna Rita Zuncheddu, indipendentista, ricorda "le promesse fatte da Solinas in campagna elettorale per la zona franca integrale. Non vogliamo alcuna elemosina, siamo sardi e non italiani, siamo un popolo fiero ma la politica ci ha fatto diventare un popolo di straccioni"