Lo si attendeva da tempo, ora l'ok è stato sancito e l'11 maggio è stato firmato l’accordo sindacale con Carrefour sul ricorso alla cassa integrazione. Non solo sono state smentite ampiamente le voci e gli strali di alcuni, circa il pericolo che i 305 dipendenti impiegati a Quartu Sant'Elena e San Sperate perdessero il posto di lavoro, ma emerge che è l’unica azienda del settore, che ha concordato con i sindacati il ricorso alla cassa integrazione senza alcuna perdita di retribuzione.

Infatti l’accordo prevede che l’azienda, all’80% di cassa integrazione pagata dall’Inps, erogherà al dipendente un’integrazione economica a suo carico, fino al raggiungimento del 100% della retribuzione. Non ci saranno perdite retributive sulla 13^ e 14^ mensilità e del trattamento di fine rapporto.
Visti le lungaggini dell’Inps sul pagamento della cassa integrazione vige la possibilità, a richiesta del lavoratore, di ottenere il pagamento anticipato dei ratei di 13^ mensilità o l’erogazione di un prestito infruttifero.

Il ricorso alla cassa integrazione è stato chiesto dall’azienda per le perdite di fatturato e di clienti registrate in questo periodo, anche rispettivamente del – 50% e – 81%. Il divieto della vendita di alcune referenze, la chiusura dei centri commerciali e il blocco della mobilità per i clienti tra i comuni le cause maggiori.

Si tratta di un ottimo accordo – fa sapere Cristiano Ardau, segretario generale della Uil-TuCS Sardegna - su cui il sindacato esprime soddisfazione, con diverse valenze sociali per i lavoratori Carrefour che nonostante le difficoltà del momento, le paure del contagio e il ricorso alla cassa integrazione, sono sostenuti con il ricorso ad un ammortizzatore realmente sociale.