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Il giallo legato alla scomparsa e al successivo ritrovamento dei resti mortali di Silvana Gandola è ancora lontano dall'essere risolto. La pensionata di origini torinesi scomparve il 29 marzo 2021 dalla spiaggia di San Silverio, presso Vignola, dove si era recata insieme alla badante per una passeggiata. Gli effetti personali, il cranio e una manciata di ossa della signora vennero rinvenuti neppure un anno più tardi a poca distanza dal luogo in cui la governante raccontò di averla persa di vista.
Troppo poco, secondo la famiglia di Silvana Gandola rappresentata dall'avvocato Gianfranco Piscitelli. Testimonianze che non tornano, ricostruzioni lacunose e una serie di clamorose incongruenze sarebbero l'oggetto delle relazioni redatte da un pool di esperti che affianca la figlia della vittima, Laura Rizzi, in un lavoro scientifico e certosino volto a impedire l'archiviazione dell'inchiesta per omicidio aperta contro ignoti dalla Procura di Tempio Pausania.
"Mancano duecento ossa all'appello, improbabile che siano stati gli animali selvatici a disperderle", ha dichiarato a Sardegna Live l'antropologa e odontologa forense Chantal Milani (leggi l'articolo), membro dell'equipe che lavora senza sosta per suggerire nuovi spunti investigativi. Anche la criminologa Roberta Bruzzone fa parte della squadra, la abbiamo intervistata per capire su quali elementi si basi il lavoro del team.
Dottoressa, lei ha affiancato la famiglia di Silvana Gandola nel corso delle indagini successive alla scomparsa. Che tipo di lavoro ha portato avanti?
Ho realizzato tutto il fascicolo disponibile ed evidenziato una serie di approfondimenti investigativi ancora oggi possibili. Ho segnalato una serie di lacune dal punto di vista investigativo rispetto agli approfondimenti svolti. Ho fornito una ricostruzione dettagliata di tutto quello che è accaduto e, infine, ho vagliato le dichiarazioni rese dai soggetti interessati indicando incongruenze a mio avviso abbastanza serie da sanare con degli accertamenti. Tutto ciò con particolare riferimento alla figura della badante.
Se dovessimo fotografare lo stato delle indagini sulla vicenda, cosa non torna?
Praticamente tutto ciò che viene riferito dalla governante a verbale è abbastanza anomalo. In primis la scelta di una località così distante da casa (le due vivevano a Badesi, ndr) in cui andare a fare due passi, peraltro in epoca Covid. La badante racconta di essere andata con la Gandola in una località impervia che non riuscirono a raggiungere in macchina ma che è difficile raggiungere anche a piedi. Andrebbero chiarite le condotte che, a detta di questa signora, avrebbe messo in campo la Gandola in concomitanza con la sua scomparsa. Andrebbe compreso meglio ciò che la badante ha fatto dopo la scomparsa. Sono dettagli che, dati e tabulati alla mano, ci convincono veramente poco. Anche perché nessuno vede la signora Gandola nella località della scomparsa. Vedono la badante, ma non la vittima.
Qual è la posizione della badante in questo momento dal punto di vista delle indagini?
Per quanto concerne il profilo investigativo, nel fascicolo su cui siamo intervenuti per opporci all’archiviazione si parla di indagine contro ignoti. È chiaro che dal nostro punto di vista gli aspetti da chiarire riguardano prevalentemente la figura della governante. Siamo focalizzati su di lei anche perché pare che un paio di giorni prima della scomparsa, a detta di Laura Rizzi, figlia della Gandola, fra le due non ci fosse un clima sereno.
Chantal Milani ritiene improbabile che i resti della signora Gandola siano stati per un anno nell’area dove vennero individuati...
Una delle nostre indicazioni è legata proprio agli elementi emersi dalle indagini della Milani. Consideri che sono stati trovati solo sei resti ossei a fronte di un numero nettamente maggiore che avremmo dovuto attenderci laddove sono stati trovati anche gli indumenti della vittima, tra l’altro integri e in condizioni abbastanza anomale. E' come se gli animali avessero svestito la Gandola prima di nutrirsene. Mi pare abbastanza improbabile.
Come se lo spiega?
Una delle ipotesi è che la signora sia deceduta altrove e che questo ritrovamento a distanza di tanto tempo possa essere stato inscenato adagiando in quel luogo elementi ossei della povera signora.
La vostra attenzione si è concentrata sulla badante, che non è iscritta nel registro degli indagati. Potrebbero essere intervenute terze persone non connesse a lei?
Ci sono tanti aspetti da approfondire e persone da sentire che non mai state interessate dalle indagini. Noi le abbiamo indicate in maniera molto puntuale e quindi ci aspettiamo di avere presto un quadro più preciso. Certo è che il ritrovamento di appena sei ossa in un luogo peraltro ampiamente perlustrato dopo la scomparsa è qualcosa di singolare. Mi pare molto strano che i resti spuntino dopo un anno proprio in una zona battuta in maniera certa. Uno dei ricercatori era passato proprio in quel punto e se lo ricorda perché c’era un dettaglio che aveva fotografato.
A distanza di così tanto tempo quale potrebbe essere la chiave per arrivare alla verità?
Dobbiamo approfondire un po’ di testimonianze. La chiave sta lì. Dal punto di vista investigativo e scientifico, magari, una nuova ricerca in zona può ancora essere utile per ritrovare altri resti della signora. Quelli repertati ad oggi sono obiettivamente troppo pochi per essere compatibili col luogo in cui la salma si sarebbe decomposta.
Quando parla di testimonianze ancora da raccogliere si riferisce ad altre persone già individuate sulle quali si sta lavorando?
Mi riferisco ad altre persone che secondo noi è importante sentire e che in una prima fase non erano state sentite dalla Procura. Oggi le autorità stanno lavorando e non sappiamo se siano già state ascoltate o meno. Noi abbiamo indicato una serie di spunti investigativi e il Gip li ha accolti tutti, quindi si presume che la Procura stia facendo tutti questi approfondimenti.
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