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Nella regione del Campidano di Oristano, nella Sardegna centro-occidentale, sorge il piccolo centro di Cabras. Si trova sulla riva sinistra dello stagno di Cabras o Mari Pontis, uno dei più grandi d’Europa. Il territorio, abitato dall’uomo sin dal Neolitico, durante l’età del bronzo appare già intensamente popolato, e vi si contano infatti all'incirca 75 nuraghi, di cui 47 monotorre e 28 di tipo complesso. Il primo documento storico in cui compare esplicitamente citato il nome di Cabras (domus di Masone de Capras) risale alla fine dell’XI secolo. Si tratterebbe di un vero e proprio atto con cui il giudice Orzocco II de Lacon-Zori confermava la donazione di alcuni beni fatta dalla nonna, donna Nibata, che a sua volta li ricevette dal re Torbeno de Lacon-Zori. Grazie alle franchigie ricevute dalla nobile, la domus divenne gradualmente una vera e propria villa residenziale, un castello in cui i re si ritiravano per viverci, chiamandolo “casa del regno”.
PRESTIGIO E VICISSITUDINI. Nel secolo successivo la fortezza venne utilizzata spesso come dimora della corte del Giudicato d'Arborea e attorno ad essa ruotò la politica del giudice Barisone I, il quale aveva in serbo per la Sardegna – anche col sostegno della Repubblica di Genova – piani di unificazione politica. Un progetto già precedentemente avviato senza successo dal padre Comita, che incalzato dagli eserciti dei giudici di Cagliari e di Torres aveva trovato rifugio proprio nel castello di Cabras. Nel 1164 le truppe degli altri giudicati assediarono il territorio dell’Arborea, costringendo lo stesso Barisone, salito al trono quasi vent’anni prima, a cercare riparo nel maniero. Questi avviò una politica espansionistica, volta, come già accennato, a unificare l’Isola. Per bilanciare l’influenza pisana strinse alleanza con Genova e indisse il convegno di Bonarcado, dove in occasione dell'inaugurazione della basilica romanica di Santa Maria, strinse un accordo col giudicato di Gallura.
VINCITORI E VINTI. Nel 1157 sposò una principessa catalana, parente del conte di Barcellona e, forte di questa nuova alleanza, attaccò il giudicato di Cagliari, che tuttavia, con l’aiuto determinante di Pisa e del giudicato di Torres, respinse l’avanzata di Barisone costringendolo a rifugiarsi nel castello insieme alla seconda moglie Agalbursa de Cervera. Quando fuggì verso Genova, gli aggressori cercarono invano nel castello di Cabras il favoloso tesoro che, si vociferava, Barisone vi avesse nascosto. Per converso il borgo fu saccheggiato e la fortezza data alle fiamme. In Sardegna era rimasta Agalbursa che, in assenza del marito, aveva assunto il comando sul regno. Nel frattempo, nel 1164, Barisone ottenne dall’imperatore Federico Barbarossa l’investitura a re di Sardegna e quattro anni più tardi riuscì a ricongiungersi alla coniuge. Quando Barisone poté far ritorno nell'Arborea (1171), il suo sogno egemonico era ormai definitivamente svanito, ed invano egli tentò di riacquistare il prestigio perduto.
SOPRAVVIVENZA E DECLINO. Il castello venne successivamente ricostruito e rafforzato, e per alcuni secoli continuò ad ospitare le corti, ma attorno alla fine del XIII secolo il suo ruolo fu sovvertito, ridimensionato dal consolidamento dei regni giudicali. La fortezza continuò tuttavia a fungere da residenza secondaria per i giudici di Arborea, anche nel XIV secolo, quando la giudicessa Eleonora vi soggiornò a più riprese. Quando però, agli inizi del XV secolo, l'Arborea cadde sotto gli attacchi degli aragonesi, il castello di Cabras perse ogni importanza e fu abbandonato a un lento declino. I resti del maniero, del quale sopravvissero fino alla metà del XX secolo alcune torri semidiroccate, vennero riutilizzati per la costruzione e l'ampliamento di una nuova chiesa dedicata a Santa Maria. La cosiddetta “pedra longa” è ciò che resta del castello, sulle rive dello stagno di Cabras.
ULTIME TESTIMONIANZE. Nel XIX secolo, il generale Alberto della Marmora contemplandone i ruderi annotava: “Le rovine del castello di Cabras ormai consistono solo in un lembo di muro e in una specie di arco di volta o porzione di porta, molto vicini allo stagno. Queste vecchie costruzioni di per sé non sono di alcun interesse, se non per il nome che portano. La tradizione del paese li designa come i resti di una dimora di villeggiatura della principessa Eleonora”.
Foto: Andrea Zichi