Si è spostato nell'aula bunker realizzata ad hoc nel carcere sassarese di Bancali il processo a carico degli 11 pakistani arrestati nell'aprile 2015 a Olbia e in diverse parti d'Italia, accusati di aver costituito una cellula di Al Qaeda.

Dopo le prime udienze nel palazzo di Giustizia, in una città blindata, il procedimento davanti alla Corte d'assise di Sassari, presieduta da Pietro Fanile, prosegue in una sede ritenuta più idonea e dove le misure di sicurezza adottate non portano alla chiusura al traffico di una via centrale, come via Roma, dove si trova la sede del tribunale.

Dopo la relazione introduttiva fatta lo scorso 16 gennaio dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, Danilo Tronci, che ha ricordato i fatti in giudizio e i capi di imputazione, l'udienza odierna, la terza, avrà per protagonista la testimonianza del dirigente della Digos di Sassari, Mario Carta, che ha coordinato l'attività investigativa. Secondo l'indagine della Dda di Cagliari e della Digos di Sassari, basata anche su rogatorie internazionali, la cellula con base operativa ad Olbia avrebbe pianificato attentati fra il 2008 e il 2010 in Pakistan e in Italia. 

Figura centrale del processo è Sultan Wali Khan, di 39 anni, imprenditore, capo della comunità pakistana del capoluogo gallurese, che per l'accusa avrebbe organizzato l'attentato terroristico di Peshawar, in Pakistan, in cui il 28 ottobre 2009 morirono cento persone.

Foto d'archivio