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“Abbiamo scritto al questore per rimarcare quelle che sono le gravi carenze del Centro accoglienza di Monastir. I poliziotti sono gravemente esposti a contagio del coronavirus in quanto gli stranieri all'interno sono pressoché liberi di frequentare la struttura senza troppi controlli”. A dirlo è il Segretario provinciale Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) Luca Agati, che ha scritto una lettera al questore di Cagliari Pierluigi D’Angelo in cui ha illustrato la “grave situazione” che si vive presso l’ex scuola di Polizia penitenziari, oggi centro di accoglienza.
“Gli stranieri – spiega - escono scavalcando il muro di cinta facilitati da lavori di ristrutturazione mai ultimati. Raggiungono il più vicino centro commerciale e rientrano indisturbati all'interno con superalcolici, lamette e quant'altro. Cosa dobbiamo rispondere ai cittadini che ci chiedono spiegazioni, che chiedono contezza degli obblighi non rispettati legati alla quarantena? Monastir è una polveriera pronta ad esplodere, vige all'interno la più totale disorganizzazione e questo ricade in maniera preoccupante sugli operatori di Polizia che vi svolgono servizio”.
“Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi. In Italia c’è una giusta e costante attenzione per la prevenzione del Covid, non riusciamo a spiegarci questo allarmante menefreghismo”, dice ancora Agati.
“Gli stranieri – sottolinea il segretario nella lettera al questore - sono divisi in varie zone in virtù della loro permanenza e della loro condizione sanitaria. Come noto ci sono due reparti infettivi. Questi non sono (per ovvie ragioni) chiusi a chiave, pertanto gli stranieri tentano di uscire anche solo per fumare una sigaretta. Ieri mattina un gruppo di positivi sedeva beatamente all'esterno, sotto il porticato, come se nulla fosse, fumando e bevendo caffè acquistato alle macchinette poste in un'altra palazzina limitrofa. I poliziotti che lavorano nel centro non hanno la possibilità di differenziare i malati dai sani, chi è nella struttura da un giorno e chi da quindici. A dirla tutta neppure i dipendenti della società che gestisce il centro. Abbiamo assistito a scene del tipo "Sei Covid?” “No” “Ah ok”. Il controllo della presenza nei reparti infettivi viene effettuata la mattina e la sera; se durante la giornata uno dei malati dovesse uscire ed allontanarsi unendosi ad altri gruppi, nessuno lo capirebbe se non dopo diverse ore. Abbiamo appurato che la parte retrostante del centro è incredibilmente priva di barriere. Sono stati effettuati dei lavori mai finiti, che permettono agli stranieri di raggiungere il muro di cinta posteriore e tramite delle inferriate poste come scala, entrare ed uscire raggiungendo l'esterno. Alcuni di loro rientrano dallo stesso punto, molti addirittura dalla porta principale con buste piene di lamette bottiglie di superalcolici e birra”.