Un cervo senza vita disteso su un pendio. Ed è un'immagine simbolo di quello che sta succedendo nei boschi sardi.

La denuncia arriva dal Gruppo di intervento giuridico: "La situazione è nota, ma ignorata- spiegano gli ambientalisti- cervi e cinghiali muoiono letteralmente di fame dove gli effetti della lunga siccità hanno indebolito le popolazioni e rischiano anche di causare epidemie".

Parecchi esemplari vagano verso le pianure in cerca di qualcosa di commestibile finendo per provocare danni alle colture e anche per causare incidenti stradali. Gli ambientalisti lanciano quindi un appello alla Regione Sardegna. "Ha dichiarato lo stato di grave siccità ed eccezionale avversità atmosferica- propone Grig- dovrebbe far intervenire senza indugio l'Agenzia Forestas e il Corpo forestale e di vigilanza ambientale per sopperire almeno parzialmente alle gravi difficoltà, con la distribuzione di foraggio e con la semina di erbai". Altrimenti sarà un disastro naturale.

"Cervi e cinghiali sardi moriranno di fame, come testimoniano i sempre più numerosi esemplari deceduti ritrovati nelle foreste del Sulcis".

Nel mirino anche le doppiette: "Gli animali sono stressati- denunciano gli ecologisti- dalla stagione di caccia grossa iniziata il 1 novembre, finendo per provocare danni alle colture e anche per causare incidenti stradali. Più che giustificata, quindi, la sospensione della caccia alla Lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus) e alla Pernice sarda (Alectoris barbara) decisa dal Tar Sardegna su ricorso del Gruppo d'Intervento Giuridico onlus