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Non si placa la polemica legata alla chiusura di 17 filiali del Banco di Sardegna prevista nelle prossime settimane nell'Isola. Fra i comuni interessati anche Bultei, il cui sindaco Daniele Arca era intervenuto su Sardegna Live parlando di una decisione "preoccupante, inopportuna e difficile da giustificare".
L'APPELLO DELLA MINORANZA. Anche il capogruppo di minoranza del Comune di Bultei, Bachisio Falchi, interviene su Sardegna Live lanciando un appello all'amministrazione del centro del Goceano. "Non ci sono novità: l'unica risposta pervenuta è che non ci possiamo fare niente. Ma noi non vogliamo rassegnarci a questo nulla. Quando si è amministratori bisogna cercare soluzioni. Mi pongo una domanda: come è possibile che paesi più piccoli del nostro riescano a conservare diversi giorni di apertura settimanale delle filiali del Banco mentre Bultei, pur garantendo un giro economico più importante, perde tutto?".
L'istituto di credito di proprietà del gruppo BPER chiuderà anche gli uffici di Nughedu San Nicolò, Anela, Mara, Cargeghe, Oniferi, Abbasanta, Tramatza, Nurachi, Ruinas, Sini, Putifigari, Silius, Turri, Siddi, Gesico e Guamaggiore.
"Analizzando i nomi dei Comuni interessati dalle chiusure - commenta Bachisio Falchi -, mi pare che chi ha disposto i tagli sia stato attento a creare il minor dispiacere politico possibile intervenendo dove non c’è potere ad alti livelli. Il Banco di Sardegna è divenuto grande grazie alla sua capillarità nel territorio. Proprio grazie alla sua presenza anche nei piccoli centri, tra l'altro, ha potuto gestire importanti fondi rivolti da istituzioni come la Regione a qualsiasi settore (agricoltura, commercio, artigianato). Per non parlare di quanto ha ricevuto dai cittadini. Era riconosciuto come la banca dei sardi, ma ora la banca di chi è?".
Falchi incalza: "Ora, l’azienda emiliana Bper, che gestisce il Banco, può decidere di chiudere una ventina di filiali in Sardegna per un calcolo di profitto. Non vedo, però, per quale motivo la Regione debba continuare ad avere un occhio di riguardo nei confronti di questa società. Si parla di investire sul centro Sardegna per limitare lo spopolamento, rilanciare le attività economiche e valorizzare i territori. E' il tempo di agire: se non riparte il centro Sardegna muore l’Isola".
"Come esponente dell'opposizione nel Consiglio comunale di Bultei e come coordinatore di Fortza Paris nel Nuorese mi batto perché si reagisca davanti a decisioni così scellerate e incomprensibili. L'età media nei nostri centri è elevata. Non è pensabile che i nostri anziani siano costretti ad andare a Bono o Benetutti per una semplice operazione bancaria".
Infine l'appello del capogruppo di minoranza: "L’amministrazione comunale e la Regione tolgano la tesoreria al Banco di Sardegna in favore di Poste Italiane, presente in tutti i paesi. Se è vero che la politica vuole investire sulle aree interne perché non diventino un deserto, il primo punto sul quale intervenire è questo. Anche a costo di compiere una forzatura".
LA RISPOSTA DEL SINDACO. "L'iniziativa di revocare la tesoreria non può essere attuata da un singolo Comune - replica il sindaco di Bultei, Daniele Arca -. Le amministrazioni, infatti, per potersi dotare del servizio in questione aderiscono a convenzioni regionali". La Regione, del resto, dopo la scadenza del contratto 2018-2021 ha rinnovato la convenzione col Bds per il periodo 2022-2024.
"La questione è un'altra - commenta Arca -. Quando vengono attuate simili procedure, la Regione dovrebbe prevedere una clausola che vincoli i gestori delle tesorerie ad aprire uno sportello nei Comuni aderenti. Evidentemente questa clausola manca".
"Le scelte delle amministrazioni interessate verranno comunque influenzate da quello che succederà nei giorni prossimi - prosegue il primo cittadino -. Noi sindaci abbiamo fatto gruppo incontrandoci frequentemente e portando avanti una serie di iniziative nel tentativo di ottenere risultati. Abbiamo coinvolto la politica regionale e inoltrato richieste dirette a Fondazione di Sardegna e Banco di Sardegna. Ci auguriamo che possano rivalutare le proprie decisioni soprattutto sulla base di una forte volontà popolare di attaccamento a un servizio radicato ed essenziale per il territorio".