I 23 lavoratori di “Casa Manai”, la struttura residenziale psichiatrica a Bonorva che opera sul territorio da 20 anni, non ci stanno a quanto scritto in questi giorni sul quotidiano La Nuova Sardegna in merito all’imminente chiusura della stessa struttura e rispondono “all’accusa di poca professionalità”.

Gli operatori precisano: “Ieri si parlava di ‘blitz’, di  ‘un gioco di anticipo...di modalità non tanto ortodosse dettate dallo stato di agitazione del personale’, oggi invece si legge che il tutto ‘si è svolto nel rispetto di precise procedure’ , ‘salvaguardare la serenità dei malati psichiatrici che pare avessero subito e in qualche caso manifestato, un chiaro stress psicologico a causa delle voci insistenti su un trasferimento’.  Questi due articoli, evidentemente contradditori tra loro, ci fanno capire che, oltre alla beffa, il danno verrà accollato ai 23 operatori della struttura. In poche parole veniamo accusati di aver causato ‘stress psicologico’ mettendo in giro insistenti voci su un'imminente trasferimento dei pazienti di "Casa Manai". Con queste accuse si mette in dubbio la professionalità di 23 operatori, che per tanti anni hanno dimostrato il loro valore professionale”.

I lavoratori con dispiacere continuano: “In qualche modo dovevano pur motivare un gesto così estremo, naturalmente il modo migliore era quello di gettare fango sulle professionalità coinvolte, utilizzando lo ‘stress psicologico causato ai pazienti’ come paravento per avvalorare un intervento così estremo e disumano, non ricordandosi che dal 10 luglio, giorno dell'ultima visita dei Nas, hanno inscenato un teatrino con l'unico scopo di cancellare l'ennesimo servizio sul territorio utilizzando ogni mezzo, lecito e non, per portare a conclusione un piano architettato ormai da tempo, causando essi stessi questo ‘stress psicologico’ non solo ai pazienti ma a tutti gli operatori e i familiari coinvolti”.

“Inoltre – concludono i ‘23 operatori poco professionali’ -  non dimentichiamoci che tutti gli incontri nonostante la nostra disapprovazione sono stati fatti all'interno della struttura, il tutto è stato puntualizzato più volte ponendo in risalto l'eventualità che questo potesse destabilizzare i pazienti, così come pare abbiano certificato effettivamente, ma nessuno ci ha mai ascoltato".