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“Informiamo i cittadini che abbiamo segnalato alla Saras che nell'abitato si avverte un odore di H2s (gas, n.d.r) proveniente dall'agglomerato industriale che crea disagio ai cittadini richiedendo interventi immediati per far cessare il disagio”.
Un post pubblico del sindaco di Sarroch, Salvatore Mattana (pubblicato sulla fan page istituzionale del Comune), che lascia spazio a pochi dubbi: il primo cittadino ha raccolto il malessere sociale degli abitanti e ha deciso di vederci chiaro, chiedendo lumi ai vertici della raffineria. Questo succedeva qualche giorno fa, quando l’aria intorno al centro abitato era diventata irrespirabile: toni ancor più polemici anche da parte del Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus, per voce di Stefano Deliperi: Nei giorni scorsi l’aria di Sarroch è stata appestata ancora una volta, scrive a chiare lettere in una nota, Deliperi, preoccupato per ciò che sta accadendo da alcuni giorni in quella zona.
“Ancora una volta – si legge nella nota del gruppo ecologista - fumi e miasmi dagli impianti della raffineria Saras s.p.a., che nell’home page del suo sito internet si premura di ricordare che “SARAS fa parte de ‘I 200 del FAI’, un gruppo di generosi mecenati che, insieme alle loro aziende, sostengono il FAI - Fondo Ambiente Italiano nella missione di tutela, cura e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro Paese”.
Ma la situazione ambientale e sanitaria di Sarroch è molto più grave di quanto possa testimoniare il coraggioso messaggio del 10 marzo scorso sulla pagina Facebook del Comune di Sarroch del sindaco è preoccupante.
I 75 bambini delle scuole elementari e medie di Sarroch (CA) costituenti il campione della ricerca “presentano incrementi significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree di campagna” (Burcei, in Provincia di Cagliari).
Questo è uno dei passaggi fondamentali della ricerca svolta da otto ricercatori di assoluta fama internazionale (Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri) e pubblicata nel 2013 sulla prestigiosa rivista internazionale di epidemiologia dell’Università di Oxford “Mutagenesis”.
Risultati altamente preoccupanti (a tacer oltre) “in linea con quelli ottenuti da altri studi simili come quelli compiuti alla centrale termica di Taichung in Taiwan e a Pancevo, dove si trova il più grande polo petrolchimico della Serbia”, due fra i siti più conosciuti dagli epidemiologi quali luoghi a rischio di neoplasie e altre malattie provocate dall’inquinamento atmosferico.
Ancora – scrive sempre Stefano Deliperi - quattordici casi di tumore al sistema emo-linfatico su 5.500 residenti. Le leucemie colpiscono a Sarroch il 30 per cento in più al resto della Sardegna e potrebbero esser collegate al benzene distribuito nell’aria dalle grandi industrie a stretto contatto con case e palazzine” (L’Unione Sarda, 29 novembre 2014). Eppure su queste cose tacciono tutti, anzi talvolta si offendono in difesa del buon nome del paese. Al massimo un “Sarrochese indignato”, rigorosamente anonimo, si chiede sulle colonne de L’Unione Sarda (edizione del 10 marzo 2018) dove siano le associazioni ambientaliste davanti al suo povero naso offeso dal “tanfo di uova marce”. Il Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus svolge il proprio ruolo di associazione ecologista con documentate denunce nelle sedi opportune e con attività di sensibilizzazione”.