Un danno incalcolabile per un settore che basa il proprio mercato proprio sulle esportazioni fuori dall’isola dei vitelli da ingrasso e che preoccupa non poco gli allevatori come emerso ieri nell’incontro promosso dall’Organizzazione a Sant’Antonio di Gallura e nelle altre assemblee territoriali.

Il sierotipo 3 è stato rilevato dal centro di referenza di Teramo nei giorni scorsi per la prima volta in Sardegna (precedentemente era stato accertato - per la prima volta in Italia -  in Sicilia, nella provincia di Trapani, nel novembre 2017, identico a quello Tunesino, identificato nel novembre del 2016). Si presume sia arrivato dal Nord Africa, come già accaduto in passato per altri sierotipi, tramite insetti (Culicoides) infetti trasportati dal vento.

Al momento non ci sono in commercio dei vaccini per contrastarlo, per questo è necessario ricorrere all’esame PCR (analisi del sangue indicatore generale di un’infiammazione) prima di poter avere il via libera per il trasferire dei bovini fuori dalla Sardegna.

Un iter gravoso ed esoso visto che costa 28 euro a capo, un prezzo troppo alto per poter essere affrontato dall’allevatore.

Per questo Coldiretti Sardegna si appella alla Regione chiedendo un intervento per abbatterne i costi che rischiano di frenare un settore che si sta riprendendo spuntando prezzi interessanti sul mercato.

“Ci appelliamo all’Assessore alla Sanità – dice il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – affinché si attivi presso il ministero della Salute per sperimentare un vaccino adeguato per contrastare il sierotipo 3. Allo stesso tempo chiediamo un intervento di 100mila euro per abbattere i costi dell’esame della PCR di circa 5 mila capi consentendo nell’immediato di sbloccare la movimentazione”.

“E’ anche necessario attivare – aggiunge il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –dei protocolli tra Sardegna – Regioni di arrivo del bestiame e Ministero stesso, che agevolino lo spostamento dei bovini”.