Il 40 per cento dei meloni e angurie coltivati nella Bassa Valle del Coghinas resteranno nei campi perché rovinati dalle cornacchie. E’ quanto emerge da un monitoraggio di Coldiretti Nord Sardegna dopo le denunce di diversi agricoltori.

La superficie interessata è di circa 100 ettari, sui circa 1600 coltivati in tutta la Sardegna a meloni ed angurie. Le cornacchie stanno assalendo i campi, lasciando prodotti inutilizzabili e con enormi buchi: nei pressi dei dormitori le perdite arrivano fino al 70 per cento.  A favorire l'assalto anche le temperature record che posizionano questa estate nella top ten delle più calde da oltre due secoli con una temperatura che a luglio è stata superiore di 1,24 gradi rispetto alla media storica, già superata di ben +2,18 gradi a giugno, come emerge da una analisi della Coldiretti sulla base della banca dati Isac Cnr che effettua le rilevazioni in Italia dal 1800.

Oltre alle cornacchie ci sono anche i cinghiali che stanno scorrazzando nei campi coltivati a mais, che oltre a mangiarsi le pannocchie prossime alla raccolta stanno sradicando e trasformando in tappeti le ormai alte canne.

“In questo modo è davvero difficile lavorare, la fauna selvatica è fuori controllo e sta creando ingenti perdite alle aziende agricole che questa estate devono già fare i conti con incendi e perdite causate dal troppo caldo – afferma il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu -. A luglio siamo scesi in piazza in Sardegna e in tutta Italia per denunciarlo e chiedere anche la modifica delle legge. Abbiamo trovato sponda nella politica, il consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno nei giorni successivi per chiedere la modifica della legge nazionale, nel frattempo ci aspettiamo meno burocrazia e più assistenza per le aziende che denunciano queste perdite”.

“Purtroppo anche in questo campo domina la burocrazia – spiega il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti -. I piani di contenimento per le cornacchie hanno ottenuto il via libera dalla commissione faunistica il 14 maggio scorso ma ci sono ancora delle provincie che non li hanno attuati. I risultati sono migliaia di euro di perdite dirette oltre a poca credibilità nel mercato”.