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Ci risiamo. E’ la solita storia di soldi pubblici sperperati per nulla, ancora incursioni vandaliche ai danni di due strutture di proprietà del Comune di Cagliari (sono gli stabili dell’ex acquedotto-potabilizzatore, a suo tempo ristrutturati e dati in comodato d’uso alla Soprintendenza), lasciate totalmente incustodite e in preda alle mani dei vandali che hanno totalmente distrutto ogni cosa: due anni fa erano state messe in sicurezza con gli operai incaricati di una ditta esterna per ‘blindare’ accessi, varchi e porte, ma nulla, il blitz di vandali e forse anche rom che hanno rubato cavi in rame, smantellato impianti elettrici e pannelli, continua inesorabile senza fine. E non si contano ormai le denunce ai Carabinieri su cui ogni volta viene sostanzialmente verbalizzata una nuova conta dei danni.
IL SOPRALLUOGO. Gli inviati di SardegnaLive.net accedono facilmente nella zona in cui in sostanza nessuno dovrebbe entrare: è facilissimo, una sorta di staccionata alla bell’è e meglio che conduce ai due stabili, lo scenario è assurdo, inferriate e lucchetti che ‘dovrebbero proteggere’ gli ingressi sono stati letteralmente smerigliati, muri con blocchetti in cemento buttati giù. Dentro le stanze un archivio intero con faldoni cartacei di progetti, documentazione sensibile, con gli scaffali e schedari rovesciati a terra, schede e materiale con numerosa documentazione contenente dati sensibili, arredi distrutti, apparecchiature elettriche rubate e vetrate sfondate, una paradossale situazione che si protrae ormai da diversi anni.
Ma ieri sera si è pensato di intervenire, se non altro di prevenire che i malintenzionati tornassero e appiccassero un incendio che avrebbe provocato il finimondo: contattata la centrale operativa della Polizia Municipale allo 070 533.533, una pattuglia è intervenuta accompagnando alcuni funzionari della Soprintendenza di Cagliari. Una veloce ispezione interna ed esterna a cui ha fatto seguito l’intervento di una ditta esterna che ha nuovamente “chiuso” accessi fino a poco prima violati da mani anonime.
COLLE SAN MICHELE. I due edifici non hanno un impianto d’allarme, due strutture costate migliaia di euro inutilizzate, abbandonate, perché ne il Comune e ne la Soprintendenza sa davvero che farsene. Dovevano diventare una sede più consona per archivio e deposito dell’ente che inizialmente vi ha trasferito una parte di archivi e documenti, (ancora lì buttati, tra i due ecomostri), mentre invece da diversi anni tutto è come si presenta: vetri e porte sfondate, documenti bruciati, impiantistiche tecnologiche ormai da rifare, cavi di acciaio e di rame rubato, telecamere sfasciate, solai distrutti dai vandali. E anche Striscia La Notizia in passato (con l’inviato Cristian Cocco) si occupò della vicenda, ma a quanto pare nulla è stato risolto.
Una cattedrale nel deserto che forse in molti, nemmeno conoscono: depredato, vandalizzato, stuprato amaramente senza un perché, un patrimonio che rimane in penombra incastonato tra l'immenso verde pubblico del parco: l’opera insistente di ragazzini e bande di “teppistelli” hanno creato quel malessere che a chiunque darebbe fastidio. Soprattutto in tempi come questi, dove la sete di locali idonei a mostre, esposizioni o anche luogo di archiviazione di memorie storiche e non solo, sarebbero una manna dal cielo. Proprio recentemente dalla Soprintendenza – fanno sapere – sarà concretizzato l’atto con il quale quei due stabili torneranno ufficialmente in gestione al Comune: la speranza è che si diano in gestione a qualche associazione per chiudere definitivamente questa vergognosa vicenda.