Il Referendum si farà comunque nella data fissata, il 1° ottobre prossimo. A ribadirlo è lo stesso  Presidente catalano Carles Puigdemont, che ha accusato la Spagna di avere «violato lo stato di diritto e attuato uno stato di eccezione». Certo, amettono gli Indipendentisti, si è fatto più complicato.

Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha infatti messo in atto tutto l’armamentario burocratico-giudiziario, repressivo e poliziesco, tipico dei regimi totalitari e fascisti, per impedire ai Catalani di poter esprimere, liberamente, il loro voto al referendum.

Così nei giorni scorsi, oltre ad arrestare 14 alti funzionari, (alcuni poi liberati), fra cui il braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, impegnati nell'organizzazione del referendum,  ha fra l'altro sequestrato 10 milioni di schede per il referendum e molto materiale elettorale. In precedenza la Guardia Civil aveva sequestrato migliaia di convocazioni destinate alle 45mila persone designate per costituire i seggi.

Un vero e proprio stato d’assedio. Al di fuori da ogni legalità. Ma no pasaran! Demograzia, libertà e indipendenza, urlano decine di migliaia di Catalani scesi in Piazza e nelle strade. La gente, in stragrande maggioranza è dalla loro parte.

Il Governo (franchista) di Madrid, per giustificare gli arresti e tutto quell’armamentario poliziesco e repressivo messo in atto per impedire il referendum sull’Indipendenza, si appella alla Legge e alla Costituzione.

Ma può una Legge e una Costituzione impedire l’esercizio della democrazia?

Violando il sacrosanto diritto dei cittadini di potersi esprimere liberamente in merito all’Autogoverno, all’Autodeterminazione e all’Indipendenza?

Per il capo del governo spagnolo e per la Corte Costituzionale sì. Un’aberrazione.

La legittimazione di un arbitrio: tipico dei regimi autoritari e fascisti. E stalinisti con  i carri armati sovietici in Ungheria (1956) e in Cecoslovacchia (1968).

Lo stesso arbitrio della Semiramide dantesca, la regina assira che, accusata di immoralità, aveva emanato una legge che dichiarava leciti i vizi di cui era colpevole

A vizio di lussuria fu sì rotta,

che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.

I Catalani hanno il diritto all’Indipendenza: viene dalla loro identità etnoazionale, sostiene il mio amico Francesco Cesare Casula, il nostro più grande storico medievista e gran conoscitore della storia catalana, Che scrive:” ho abitato a Barcellona dal 1960 al 1975 al tempo di Franco e ho frequentato di nascosto tutti i maggiori catalanisti e so che fra i Catalani e i Castigliani non c'è nessuna comunanza, di lingua di storia di arte e perfino di musica (i Catalani sono di origine franca, i castgliani sono di origine visigota)".

C’è di più: la Catalogna (come del resto la Sardegna) oltre che nazione fu uno Stato e dal 947 al 1715, occupata con la forza da Filippo V e annessa alla Castiglia, perciò ora ha tutto il diritto di riprendersi la sua statualità.

Chi ama la libertà e la democrazia non può che sostenere e solidarizzare con la causa dei Catalani. E all’Europa – schieratasi cinicamente con Madrid – occorrerà ricordare che il diritto all’Autodeterminazione dei popoli, è previsto e garantito persino da tutte le Leggi e da tutte le Convenzioni internazionali.

Evidentemente, l’Europa delle banche e delle multinazionali ritiene il diritto (e le libertà) dei popoli, un dettaglio. Che si può calpestare, impunemente. Tanto, dalla sua parte, c’è la finanza e la forza brutale.

Ma devono stare attenti. I popoli si possono reprimere. Ma difficilmente annientare. E prima o poi si rivolteranno. Anche perché non hanno niente da perdere. Se non le proprie catene.