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«Abbiamo voluto aprire i lavori dell’assemblea comunale alla città per dialogare con le nostre concittadine e i nostri concittadini e ribadire l'impegno dell'amministrazione comunale in difesa della sanità sassarese».
Sono queste le parole pronunciate dal sindaco di Sassari, Nicola Sanna, iin apertura del Consiglio Comunale aperto che si è tenuto questa mattina a Palazzo di Città.
«La riforma ospedaliera porta con sé dei cambiamenti che ricadono sul territorio – ha continuato -. Cambiamenti positivi, come il trasferimento della sede dell’Ats Sardegna nella città di Sassari e l'individuazione degli ospedali cittadini come perno centrale per il centro Nord della Sardegna. Ma ci sono anche variazioni che riteniamo negative e che rischiano di portare a un ridimensionamento dell’offerta sanitaria in città, un'ipotesi contro la quale stiamo combattendo».
«Alcune battaglie sono già vinte: è andata a buon fine, infatti, la stabilizzazione del personale precario dell’Aou, ed è appena arrivata la notizia dell'autorizzazione all'esercizio e all'accreditamento per la specialistica ambulatoriale diagnostica del Policlinico».
Per il primo cittadino «Alcune questioni restano ancora aperte. È necessario, inanzitutto, scongiurare il trasferimento del laboratorio analisi da Sassari a Olbia. La nostra città deve essere riconosciuta come Hub per il Nord Sardegna non solo nei documenti formali ma anche negli atti concreti, in virtù delle elevate competenze medico-scientifiche (si pensi al ruolo determinante della Facoltà di Medicina). Costante è il dialogo dell'amministrazione comunale con la Regione e con i sindacati per la conclusione positiva della vertenza sul Policlinico, struttura ospedaliera che assicura prestazioni sanitarie a cittadini e cittadine dell'intero Nord Sardegna. E siamo impegnati anche a contrastare la centralizzazione dello screening del tumore alla cervice uterina all'Ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Sono necessari, infatti, due centri di riferimento, uno al Nord e uno al Sud e il Piano Regionale di Prevenzione 2014-2018 ne giustifica l'esistenza. Con la riorganizzazione dell’attività di screening del tumore del collo dell’utero e con il passaggio dal pap-test tradizionale all'Hpv-Dna test, ogni centro deve garantire almeno 20 mila test l'anno ed essendo circa 44 mila le donne che si sottopongono all'esame, la presenza di due centri nell'isola è più che giustificata».
«Ma non siamo solo impegnati sul fronte della risoluzione dei problemi, ci impegniamo anche perché siano attivati dei Centri salute, perché sia avviato l'iter per l’apertura di un hospice, struttura dedicata ai malati oncologici terminali. Sassari – ha concluso Sanna – deve vedere garantito il diritto alla salute. La nostra città deve essere, inoltre, il luogo centrale della ricerca in ambito sanitario. Una richiesta che oggi arriva forte da parte delle cittadine e dei cittadini riuniti, insieme all'amministrazione comunale, a Palazzo di città».
Sempre per quanto riguarda il consiglio comunale aperto, l’Assessore alle finanze del Comune di Sassari, Simone Campus ha criticato l’assenza dell’Assessore regionale alla sanità, Luigi Arru, e del direttore generale dell’Ats, Fulvio Moirano.
«L’assessore Arru e il direttore generale dell’Ats ci fanno il bidone. Basta! L’esperienza dell’azienda unica e fallita e la sede della direzione regionale a Sassari è un’evidente presa in giro! Riprendetevela».
Secondo Campus «L’unico modo per restitutore peso istituzionale a Sassari e costruire tre poli regionali di pari peso: due Asl una al Nord e una al Sud, l’altra a Nuoro; due gestori idrici uno al Nord e uno al Sud; tre province autonome come nel disegno di Mario Melis con i confini coincidenti a quelli delle tre camere di commercio».
«Arru e Moirano – ha scritto il titolare delle finanze – non si sono presentati alla seduta del consiglio comunale aperto per affrontare il tema della sanità sassarese viste le numerose vertenze aperte. A Cagliari evidentemente non si capisce fino in fondo il malessere e la rabbia che monta in città contro i poteri regionali. Quando saltano occasioni di ascolto così preziose ci si concede al libero sfogo di chi vede i propri diritti lesi, levando spazio al confronto e al ragionamento».
«Comincio dicendo che secondo me bisogna sempre giudicare l'operato della Giunta partendo dalla situazione iniziale, che nel nostro caso era una sanità regionale con un disavanzo che costringeva a scelte drastiche. In base a questo, – ha aggiunto – si è scelto di riformare pesantemente il Sistema Sanitario Regionale, seguendo un filo conduttore che era molto interessante all'inizio, ma che poi si è perso per strada».
«Se Arru e Moirano ci fossero stati avrei detto sostanzialmente due cose – ha proseguito-: 1) Il punto critico, sul quale la Regione Sardegna è ancora indietro rispetto alle Regioni più virtuose, è il passaggio dal modello con l'ospedale e l'acuzie al centro ad un sistema che sappia reggere, a livello territoriale, la cronicità. Questo significa: più reparti di riabilitazione per chi ne ha bisogno, reparti di lungodegenza sparsi per il territorio e hospice. La riforma sanitaria prevede alcuni di questi aspetti, ma bisogna decisamente accelerare. La possibilità di tenere i pazienti per meno tempo in un reparto per acuti e destinarli verso forme assistenziali meno costose, ma soprattutto più adatte alla persona malata, è un obiettivo che va raggiunto oggi.
2) I servizi davvero carenti sono quelli che servono per limitare all'origine l'accesso improprio all'ospedale. Se hai ambulatori territoriali efficienti l'ospedale (Pronto Soccorso compreso) non viene assaltato da centinaia di persone le quali, cosa ancora più importante, non devono sorbirsi 50-100 km in macchina per una visita che potrebbero fare nel poliambulatorio locale. Se hai cure domiciliari efficienti, il paziente cronico viene gestito efficacemente e si evita ricoveri in serie, rischiando fra l'altro di prendere infezioni ospedaliere. Infine, i servizi di Day Hospital/Day Service, e qui mi limito a ciò che vivo sulla pelle: con un Day Hospital efficiente la diagnosi di Sclerosi Multipla si fa senza ricoverare una persona, con risparmio enorme e senza rinchiudere un ragazzo/a per dieci giorni in ospedale. L'ospedale, invece, e in particolare l'AOU, va potenziata per quanto riguarda l'alta specializzazione in malattie complesse. In ambito neurologico, Sassari non ha un Centro Sclerosi Multipla, ha un centro UVA fortemente sotto organico. SM e Alzheimer sono patologie per le quali è già necessario, e lo sarà sempre di più, un percorso che metta il paziente nelle condizioni di sentirsi seguito ed accompagnato, senza dover aspettare mesi per una visita o un esame diagnostico».
«In altre parole occorrono strutture in grado di dare risposta a problemi di salute che non hanno bisogno della complessità di un ospedale per acuti (leggi AFT e UCCP della edlibera regionale), e strutture che possano prendere in carico tutto il grande mondo del post-acuzie e della cronicità: lungodegenza, hospice, riabilitazione, RSA, palliazione e accompagnamento alla morte. Tutto questo non perché in ospedale siano/siamo più bravi, – ha concluso – ma perché l'ospedale è il centro a più alto consumo di risorse: non si può nel 2018 andare a morire in ospedale perché non si può avere una assistenza dignitosa (e molto più economica) al proprio domicilio».