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“Devono restare aperte solo le attività dove si garantisce rigorosamente la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, le altre chiudano, anche solo momentaneamente, per adeguarsi alle prescrizioni”.
È questa la richiesta formulata alla Regione dalla Cgil regionale. “Purtroppo – ha detto il segretario generale Michele Carrus – registriamo una scarsissima attenzione da parte della Giunta regionale e del Presidente della Regione rispetto a queste nostre sollecitazioni, che ci rendono forse l'unica regione in Italia a non aver attivato uno specifico confronto né un coordinamento unitario con le forze del lavoro”.
Stesse richieste anche sul fronte della sanità: “Servono protocolli di sicurezza e dispositivi di protezione che tardano ad arrivare, come pure scarseggiano le forniture per le analisi e le terapie intensive (ed è perciò prioritario porvi subito rimedio). Spicca poi il bisogno urgente di rafforzare gli organici e gli stessi presidi ospedalieri: non appare ben chiaro se sia adeguato il piano predisposto dalla Regione, che forse dovrebbe dedicare a questo fine intere strutture ridimensionate o chiuse, ma funzionali (come il Binaghi o il S.Barbara) e anche allestire ospedali ad hoc, con personale che opera solo lì in sicurezza, altrimenti si rischia di contribuire a diffondere il contagio anziché contrastarlo”, rincara la dose Carrus.
Il Sindacato sottolinea anche la sua preoccupazione sulla situazione in molte industrie e nei settori produttivi, artigianato, edilizia, agroindustria, e nei trasporti e nel terziario. A loro modo di vedere “È necessario che tutte le aziende, piccole e grandi, restino aperte solo se sono in grado di garantire il lavoro in sicurezza, fermando i reparti non indispensabili o funzionali alla produzione non differibile, ma occorre rallentare i ritmi e ridurre i ranghi per eliminare o minimizzare i rischi per i lavoratori”
La Cgil rimarca anche la “Situazione gravissima rilevata in molti call center, dove operano 12 mila lavoratori in tutta la Sardegna”.
“Tensione – aggiunge il Sindacato – anche nel mondo dei servizi bancari, dove si registra una situazione a macchia di leopardo: la categoria ha sollecitato le aziende affinché dimezzassero i lavoratori nelle filiali e attivassero il più possibile il telelavoro, ma allo stato attuale, a parte un numero limitato di operatori in smartworking, tanti sono al lavoro nelle sedi, persino impegnati in attività che non sono affatto essenziali, come le promozioni commerciali, e senza adeguate protezioni, dalle mascherine ai disinfettanti”.
“I rischi – ribadisce – sono decisamente elevati per i lavoratori del commercio impiegati nei negozi e supermercati e in tutte le attività rimaste aperte, mense comprese: in questo settore la richiesta è di implementare le misure di sicurezza, non solo le distanze, ma la dotazione di mascherine e disinfettanti e di tutti i dispositivi necessari a tutelare lavoratori e clienti, e di garantire ai lavoratori, già stressati per l’emergenza generale, di non essere sottoposti a turni estenuanti”.
“L’azione di rappresentanza del mondo del lavoro – conclude la Cgil – non si ferma, anzi, c’è l’impegno massimo a gestire gli accordi, le relazioni con le aziende e accogliere tutte le segnalazioni dei lavoratori e dei loro rappresentanti della sicurezza (Rls) anche per sollecitare eventuali controlli e vigilanza da parte degli organi competenti”.