“Sì, siamo noi, quelli spesso derisi dai più ogni qualvolta ci si ritrova a toccarsi i genitali scaramanticamente al passaggio di un carro funebre, ma pur sempre quelli che accompagnano i nostri cari defunti per l'ultimo viaggio e danno loro una sepoltura dignitosa”.

Comincia così Paolo (nome inventato e teso a tutelare l’identità del cagliaritano che ha voluto contattarci e che non ama apparire in pubblico), come una sorta di fiume in piena: racconta ciò che lui e i suoi tanti colleghi devono saper gestire, in un momento così delicato, aver a che fare anche con chi ci ha lasciato e che è accertato fosse contagiato dal tremendo Coronavirus: “La faccenda si fa più grande di quella che sembrava e quelle che prima venivano svolte come normale amministrazione, "parliamo delle morti per malattie infettive", ora iniziano ad essere talmente tante che la paura si fa sentire – confida, lui che nell’agenzia funebre ci lavora da anni – abbiamo tante paure, tante le perplessità, tante le domande. Un pensiero è doveroso anche a questa categoria che giorno dopo giorno svolge un lavoro rischioso e che in questo periodo è chiamato a svolgere non più un semplice funerale, ma gli viene chiesto di rischiare anch'essi la propria vita”.

Quello che sta accadendo è qualcosa di davvero preoccupante. L'emergenza sanitaria per il Coronavirus sta toccando un comparto che raramente viene preso in considerazione, nonostante la loro professionalità, il loro impegno e la loro devozione nello svolgere un mestiere tanto dignitoso quanto antico. Parliamo proprio delle Agenzie Funebri. Quelle che da sempre svolgono il lavoro sporco, quello che nessuno vuole fare.