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Un frame tratto da un video fornito dalla Guardia di Finanza mostra le riprese nascoste effettuate nel corso dell'indagine sugli appalti truccati, Oristano, 28 Aprile 2015. In particolare, le gare bandite in diversi centri dell'Isola sarebbero state condizionate da una sorta di 'cupola' che pilotava gli incarichi in modo da accontentare gli amici: professionisti e societ‡ di progettazione, ingegneria e consulenza tecnica, operanti in tutta la Sardegna per la realizzazione di opere pubbliche. ANSA/ US/ GUARDIA DI FINANZA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING; NO TV +++
Il Gip del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, ha revocato l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Pinna, finito ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta su una presunta mazzetta per un appalto dell'Enas, l'Ente acque della Sardegna.
Pinna, difeso dall'avvocato Leonardo Filippi e già coinvolto nello scandalo Sindacopoli, era stato iscritto nel registro degli indagati quando i pm Emanuele Secci e Gaetano Porcu avevano iniziato a indagare sulla tangente che sarebbe stata pagata per la realizzazione di un impianto di energia rinnovabile da 9 milioni e mezzo di euro a Ottana.
Il Tribunale del Riesame di Cagliari aveva scarcerato Gianni Lolli e Luigi Betti, finiti agli arresti domiciliari a Modena e Forlì nella stessa inchiesta. Entro il 21 ottobre, invece, si conoscerà il pronunciamento del Riesame sul ricorso presentato dagli avvocati dell'ex calciatore Renato Copparoni e dell'allora presidente dell'Enas, Davide Galantuomo, già sindaco di Quartu Sant'Elena. Secondo le difese non ci sarebbero né i gravi indizi di colpevolezza né le esigenze di custodia invocati nell'ordinanza in quanto i fatti contestati, spiegano, sono lontani nel tempo.
Galantuomo è accusato di aver incassato una tangente di circa 90 mila euro, prima tranche di una mazzetta complessiva di 135mila euro per l'appalto da 9,5 milioni. Copparoni, invece, è indicato dalla Procura come il mediatore dell'affare, mentre i due indagati tornati in libertà facevano parte delle società investirci che avevano proposto il progetto.
Tore Pinna, assieme a Copparoni, avrebbe svolto una funzione di mediazione, ricevendo la promessa di ottenere una parte dei soldi pagati - dice la Procura - da Betti e Lolli.