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Da oltre 10 giorni l’allevamento suinicolo di Stefano Arzu a Talana non ha possibilità di movimentare i propri animali. Un danno pesante, reiterato negli anni tra l’altro, per una azienda modello che ha investito tanti soldi per allevare i suini in biosicurezza, nel rispetto di tutte le regole sanitarie e di benessere animale.
Il blocco della movimentazione comporta l’impossibilità di vendere i maialetti, quindi di rispettare contratti, prescrizioni del benessere animale e di tutte le altre direttive sanitarie e non solo, a cui è sottoposto l’allevamento.
Il tutto è dovuto al fatto che il 17 maggio scorso è stato riscontrato un focolaio di peste suina in un allevamento di Villagrande Strisali, anch’esso perfettamente in regola. La conseguenza è stata l’ordine di abbattimento di 27 suini datato 19 maggio, e la delibera di due giorni dopo dell’assessorato regionale alla Sanità (in ottemperanza a quanto imposto dal ministero della Salute), del divieto di movimentare gli animali nel raggio di 10 km dall’allevamento in cui è scoppiato il focolaio: che tradotto significa divieto di vendita dei maialetti.
Tra le attività bloccate c’è anche quella di Stefano Arzu, che anche un anno fa aveva subito la stessa prescrizione.
L’allevatore ha inoltrato la richiesta di deroga per il blocco della movimentazione in quanto il focolaio è stato riscontrato in un allevamento regolare e non allo stato brado, e dunque sono ridotti al lumicino i pericoli di contagio. Ma, come spesso accade, si sta scontrando con la lenta burocrazia del Ministero che da una parte applica in modo cieco le stesse regole indistintamente e dall’altra non da la possibilità alle aziende di poter usufruire neppure delle deroghe. In questo caso ha dovuto inoltrare una domanda a diversi enti (Comune di appartenenza, Asl, Prefettura, Osservatorio epidemiologico, Istituto Zooprofilattico, assessorato all’Agricoltura, alla Sanità, e poi sarà inviato al ministero della Salute). Tempi, insomma lontani anni luce da quelli delle aziende agricole che nel frattempo che aspettano una risposta sono costrette a chiudere i cancelli non per incapacità imprenditoriale ma per burocrazia.
Stefano Arzu, che conosce bene questo terribile iter per averlo già vissuto, si è recato anche dai carabinieri e nei prossimi giorni presenterà un esposto alla Procura della Repubblica.
Per lui le spese e le perdite sono enormi e difficilmente potrà assorbirle. Fermare l’azienda per 40 giorni significa non vendere circa 300 lattonzoli, avere più spese, ritrovarsi con animali fuori mercato (perché nonostante le prescrizioni continuano a crescere e mangiare), mettere a rischio il benessere animale e tutti gli altri premi comunitari perché non rispetta i parametri oltre a quelli sanitari.
“Purtroppo, per l’ennesima volta dobbiamo sottostare alle regole della cieca burocrazia – sostiene il direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra –. Non vediamo come si possano applicare indistintamente le stesse regole. In questo caso non esiste rischio di contagio in quanto il focolaio riguarda un allevamento al chiuso e non allo stato brado, ma mettiamo a rischio una azienda modello, che nonostante la presenza della peste suina da 40 anni, ha creduto nel settore ed ha investito, ponendosi come esempio positivo per gli altri”.
“Appena dieci giorni fa il presidente Pigliaru, dopo un incontro a Bruxelles con il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, ci ha detto che la peste suina era ormai quasi sconfitta – dichiara l’allevatore Stefano Arzu -. Pochi giorni dopo però hanno bloccato la movimentazione per un piccolo focolaio in una azienda controllata e hanno abbattuto altri 26 maiali risultati poi immuni. Prudenza che mi costringe ad arrendermi e chiudere l’azienda, buttando via anni di sacrifici e i miei progetti. Nei prossimi giorni consegnerò le chiavi della mia azienda al sindaco di Talana, gli darò anche il resoconto di quanto in questi anni mi è costato in termini economici mettermi in regola e rispettare tutte le norme”.