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“Il rebus sugli ingressi dei turisti in Sardegna è stato risolto, si viaggia in libertà, nell’isola i casi Covid19 registrano uno zero spaccato da una settimana, anche ieri nessun decesso, ma i nostri parenti, compresi i bambini, ricoverati negli Ospedali o nelle RSA continuano a non poter ricevere, sono ormai tre mesi, la visita di un familiare, neppure senza febbre, con le mani disinfettate e con la mascherina. Tutto questo è assurdo e inconcepibile. Fateceli vedere e abbracciare almeno con lo sguardo”. Lo chiedono con un accorato appello in una dichiarazione congiunta le associazioni “Socialismo Diritti Riforme”, Fidapa Cagliari, Adiconsum Sardegna, Sinergia Femminile, Tribunale del Malato, Ail, “Mai più sole contro il tumore ovarico”.
“Nonostante i dati sulla diffusione della pandemia in Sardegna facciano ritenere – affermano – che il virus è completamente sotto controllo, se non debellato, è impossibile visitare i pazienti ricoverati negli Ospedali e/o nelle Residenze Sanitarie Assistenziali e/o nelle Case di Riposo. Non si comprendono le ragioni di questo blocco anche perché gli ammalati, soprattutto gli anziani e i bambini, soffrono particolarmente l’isolamento dalla famiglia. Non si può del resto trascurare il fatto che nei Nosocomi, purtroppo, si registrano, come sempre accade, decessi non da Coronavirus senza che i familiari possano essere vicini ai loro cari. Senza considerare che l’intera assistenza grava su un personale non sempre numericamente adeguato ai bisogni delle persone ricoverate. Insomma c’è qualcosa di peggio di morire. E’ morire soli”.
“Il profondo disagio dei pazienti ricoverati e dei familiari si aggiunge – ricordano le associazioni – a quello dovuto alla chiusura degli ambulatori e del Cup per le visite e le cure dei malati cronici. Non è più possibile accettare passivamente una condizione che apre la strada inevitabilmente a una Sardegna sicuramente Covid free ma con una popolazione falcidiata da infarti, ictus, tumori e con un indice di persone affette da gravi invalidità che finiranno con rendere ancora più povera e debole la nostra comunità”.