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Domenica 10 maggio 2020, la festa della mamma loro, (l’esercito di parrucchieri, estetisti e ristoratori, la festeggiano diversamente). Lunedì 11 maggio alle ore 9 i titolari con i dipendenti di ogni attività del paese solleveranno le serrande in segno di protesta per le decisioni prese dalla sindaca e la mancanza di assistenza alle piccole imprese che oggi sono al collasso; poi, alle 10.30, ritrovo davanti al Comune di Assemini col flash mob pacifico e silenzioso: “Abbiamo bisogno dei sussidi e non c’è più tempo per attendere l’elemosina – dicono in coro decine di ristoratori, parrucchieri ed estetiste - se l’economia del paese crolla a pagarne le spese sarà ogni singolo cittadino perché si licenzierà il personale e molte attività chiuderanno inevitabilmente. Sarebbe bello per una volta avere un paese unito in un unica richiesta d’aiuto, tutti a distanza con i dispositivi di protezione ma a sostegno degli imprenditori che oggi non ce la fanno più. Grazie a chi vorrà sostenerci in questa manifestazione pacifica per chiedere semplicemente indietro la nostra dignità”.
L'eco delle proteste si allarga a macchia d'olio. Tra loro ci sono Michela Lecca, di Assemini, Paola Pala, di Sestu, Mery Santamaria di Cagliari e Michela Rolesu, anche lei di Sestu.
Michela Lecca, Assemini: “Ho un centro estetico aperto da meno un anno, due dipendenti a casa che non hanno ancora niente. Non ci danno date certe per la riapertura e quando apriremo lo faremo in condizioni disumane. Di sgravi non se ne parla e intanto gli affitti,le tasse,i leasing si accumulano e maturano interessi. Ogni giorno ricevo pressing dall'istituto di credito, i famosi 600 euro non li ho ricevuti e ad oggi non so più come campare: per la riapertura dovrei investire ma non ho liquidità, che si fa? Ho una bambina di tre anni ed evidentemente a loro non interessa. Sono esasperata. In banca mi hanno detto: o chiedi un prestito o inizi ad avere problemi anche con la nostra filiale”
Sono Paola Pala, di Sestu: “Ho un azienda che lavora nel mondo del Hair Style, distribuiamo un marchio in esclusiva per la Sardegna. Con la chiusura dei parrucchieri abbiamo dovuto sobbarcarci di costi per cui il fatturato si è completamente azzerato. Solo aver avuto il punto vendita al dettaglio ci ha salvato dalla chiusura. È pur vero che appena mi sono accorta che la situazione stava degenerando ho contattato tutti i miei fornitori, banche, finanziarie e via discorrendo e ho messo l’azienda in protezione. Ho avuto picche da alcuni ma la maggior parte mi sono venuti incontro. Oggi grazie a dio posso ripartire come ero prima delle chiusure. Io ho avuto l'aiuto dei sestesi che non finirò mai di ringraziare perché il negozio ha lavorato benissimo, ho potuto pagare un pò di cose ma ho steccato comunque qualche fornitore a cui dovrò mettere mano a brevissimo".
Mery Santamaria, titolare ristorante Cagliari: "A breve chiuderò nuovamente. Sono solo costi senza guadagno. Ci abbiamo provato, ma non serve a nulla. Il nostro ristorante sembra un lazzaretto e le persone hanno paura ad uscire di casa, e ormai non hanno neanche più soldi. E giustamente si preferisce fare una spesa piuttosto con quei pochi che si hanno. Ma affitti, mutui, bollette, fornitori, stipendi, f24, commercialisti e fornitori reclamano. No,i sempre puntuali in tutti i pagamenti, oggi siamo trattati come debitori verso tutti pur non avendone colpa. I 600 euro non sono mai arrivati Non abbiamo più la nostra dignità ma oltre ad averci tolto quella, ci stanno facendo morire di fame. Impotenti davanti a tanta ingiustizia. Ma chiedere prestiti con le incertezze di non riuscire neanche a riaprire, non era di sicuro la strada migliore per aiutarci. Anzi, debito ai debiti, totalmente abbandonati".
Michela Rolesu, di Sestu: “Io posso parlare dalla mia piccola impresa, un centro estetico, aperto nel dicembre 2018. Un piccolo sogno realizzato con un Microcredito, chiuso dal 13 marzo. Con affitto di casa da pagare, figlio di 13 anni, affitto, locazione artigianale, quindi nessun rimborso, bollette, f24 e tutto il resto.Ma soprattutto non ci fanno aprire perché non in sicurezza, noi estetiste abbiamo sempre usato dei protocolli molto rigidi d'igiene ed ora mi non mi permettono di lavorare mentre le abusive intorno a me lavorano, per non parlare dei prestiti che io non mi sento di chiedere. Riaprirò con un debito che non so se riuscirò a pagare perché lo stato, continua a chiedermi soldi che io non ho”.