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Intervista al segretario della Uil Pa Polizia Penitenziaria della Sardegna Michele Cireddu sull’attuale situazione in Sardegna.
Michele Cireddu, a distanza di diversi mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria possiamo fare un bilancio sulla situazione relativa gli Istituti della Sardegna, gli agenti come hanno reagito?
Non voglia sembrare un commento corporativo ma posso affermare senza paura di smentita che la Polizia Penitenziaria anche in Sardegna ha dimostrato una grande capacità nel fronteggiare l’emergenza sanitaria e nel contenere le proteste da parte dei detenuti. Sono stati periodi difficili, mentre nella penisola si susseguivano le proteste, le distruzioni delle camere detentive e dei locali ed aumentavano i casi di contagio, in Sardegna i nostri poliziotti sono riusciti ad evitare che la situazione potesse degenerare. Questo ha determinato degli evidenti sacrifici, in primis sono state accantonate le relazioni sociali esterne ed e’ stata sacrificata la famiglia perche’, (cosi come hanno fatto le altre forze di Polizia, i medici e gli infermieri) per fronteggiare questa pandemia non si e’ badato all’orario di lavoro. Spesso sono stati effettuati doppi turni nella consapevolezza che, soprattutto nelle fasi piu’ critiche i nostri poliziotti erano sprovvisti dei dispositivi di protezione individuale e questo ha reso ancora piu’ eroica l’opera degli Agenti ma nel contempo ha evidenziato l’inadeguatezza dei vertici del Dipartimento che a nostro avviso hanno dimostrato di non essere all’altezza nemmeno dalla comodità del loro smart working.
Ci sono stati casi di positività tra gli agenti o tra i detenuti in Regione?
Fortunatamente non ci risulta ci siano stati dei casi di positività, mi preme rimarcare che insieme a tutte le Organizzazioni Sindacali abbiamo dato battaglia per sottoporre il personale ai test sierologici. Inizialmente volevano escludere gli istituti penitenziari ma la nostra caparbietà e la sensibilità che hanno dimostrato alcuni esponenti politici ha permesso di testare anche gli operatori considerati da tanti, in maniera erronea, “di confine”. Nella penisola purtroppo si sono invece registrati centinaia di postivi tra gli operatori e tra i detenuti, abbiamo assistito con grande preoccupazione all’escalation di proteste e all’aumento dei contagi, fortunatamente la situazione sembra essere migliorata un po ovunque.
Le dimissioni del Capo del Dipartimento Basentini, dopo le polemiche relative le scarcerazioni di detenuti appartenenti al 41 bis hanno determinato difficoltà in Regione?
Uno dei detenuti che ha beneficiato delle misure era ristretto nell’Istituto di Sassari, la Uil ha preso posizione a livello nazionale, di conseguenza sembra superfluo aggiungere qualcosa in merito. Per quanto riguarda le dimissioni del Capo del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, n.d.r.) invece posso affermare che in regione non abbiamo avvertito nessuno scossone in quanto gli interventi in favore del distretto non mi sembra siano mai arrivati. Malgrado si sia recato piu’ volte in visita nei vari istituti per constatare di persona la situazione sarda, ha espresso solo delle parole che si sono rivelate semplici proclami per contrastare le aggressioni a danno degli Agenti, per impedire l’introduzione dei microcellulari fornendo le apparecchiature idonee e per dotare gli istituti piu’ grandi della regione di un nucleo cinofili per contrastare l’introduzione in carcere di sostanze stupefacenti. Nessuna di queste splendide promesse sono state realizzate, di conseguenza possiamo a malincuore affermare che, almeno per la Sardegna, sia stata una gestione fallimentare.
Cosa vi aspettate dal nuovo Capo del Dipartimento?
Devo ammettere che le aspettative sono tante, se già riuscisse a portare a termine qualche semplice e realizzabilissimo intervento sarebbe un buon inizio, ma l’esperienza insegna che dal momento in cui viene nominato un nuovo responsabile, trascorrono lunghi periodi “di silenzio” perche’ c’e’ la necessità di capire quali possano essere le necessità della periferia. Dovrà essere inoltre capace a gestire e valorizzare un Corpo di Polizia malgrado provenga dal ruolo della magistratura cosa non facile soprattutto perche’ come sappiamo per previsione legislativa il Capo del Dipartimento non proviene dallo stessa Polizia che dovrà gestire.
Come vi apprestate ad affrontare la fase 3 negli Istituti Penitenziari?
Intanto ci saranno delle difficoltà maggiori per gestire i servizi che prima dell’emergenza sanitaria prevedevano delle modalità diverse, mi riferisco per esempio ai colloqui tra i detenuti ed i familiari. Oltre ai controlli per evitare che vengano introdotti oggetti o sostanze non consentiti i nostri poliziotti dovranno evitare infatti che possano essere disattesi gli obblighi anti contagio, un surplus che sembra semplice ma che la carenza organica rende estremamente difficile. Stesse difficoltà che affronteranno gli Agenti del NTP e che stanno affrontando i Poliziotti che lavorano nelle sezioni detentive che svolgono un lavoro oscuro, poco riconosciuto ma che personalmente definisco eroico.
Per quanto riguarda invece l’attività sindacale, continueremo a batterci affinche’ alcune Direzioni non continuino a ledere le pari opportunità tra tutto il personale e non continuino a limitare la progressione della carriera dei Poliziotti che hanno partecipato e vinto regolari interpelli per essere inseriti in posti di servizio ambiti. Se chi Dirige un Istituto penitenziario non e’ attento a gestire il personale in maniera imparziale causa inevitabilmente piu’ danni di uno tsunami. Inutile che dal Dipartimento forniscano delle linee guida per cercare di limitare il turno lavorativo negli Agenti se nei fatti concreti alcune Direzioni fanno esattamente il contrario di quanto previsto. Continueremo a batterci per il rispetto delle regole e degli accordi sindacali ed e’ quello che faremo durante l’incontro di mercoledi p.v. in videoconferenza con il Provveditore Maurizio Veneziano. Abbiamo infatti chiesto un urgente incontro per riprendere le questioni sospese durante il lockdown imposto dal Governo. Un modo certamente insolito di effettuare le riunioni sindacali ma quanto mai necessario.