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Mentre Russia e Ucraina sono sul piede di guerra, la Sardegna rischia di avere conseguenze per le esportazioni manifatturiere verso Mosca e San Pietroburgo. A risentirne potrebbe essere anche il settore turistico isolano. Infatti, secondo le ultime rilevazioni di Confartigianato Sardegna, su base Istat al terzo trimestre 2021, l'export delle imprese isolane verso l'ex Unione Sovietica è di 13 milioni e 600mila euro di controvalore, rappresentati da alimentari, abbigliamento, articoli in pelle, macchinari e attrezzature, tessile, mobili, legno e sughero, stampati ma anche prodotti chimici e di raffinazione.
Per quanto riguarda il turismo, secondo il Sired (Osservatorio Sardegnaturismo dell'assessorato Regionale al Turismo), nell'ultimo anno pre-pandemia nell'Isola arrivarono 40mila russi equivalenti a 220mila presenze. "Siamo molto preoccupati per la situazione che si potrebbe creare con una guerra nel centro dell'Europa, prima di tutto dal punto di vista umano - commenta Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna -, poi anche a livello commerciale con l'interruzione dell'export o con l'imposizione di eventuali altre sanzioni che, quanto meno, metterebbero a rischio i rapporti che le nostre imprese stanno consolidando e accrescendo a Mosca e in tutti gli altri importantissimi centri".
"Dalla nostra esperienza diretta sul mercato russo, attraverso la quale accompagnammo diverse imprese dell'agroalimentare - aggiunge Daniele Serra, segretario di Confartigianato - le sanzioni esistenti per i prodotti alimentari freschi rappresentarono e rappresentano un serio danno anche per le realtà sarde". Una escalation rappresenterebbe un ulteriore fattore critico per le imprese, strette nella tenaglia di aumento dei prezzi delle commodities, difficoltà di reperimento di materie prime e aumento dei costi del trasporto via container.