L'uomo cominciò a dare nomi alle cose, ma sbagliò le parole, chiamando per esempio il denaro valore. Che cosa può dirci oggi Francesco, questo straordinario uomo vissuto 8 secoli fa? Il suo messaggio può avere ancora valore nel mondo moderno? Cosa ci attrae ancora di lui?

"Io non lo so se e quanto di quello che vi dirò oggi corrisponde al vero, ma non voglio neanche fare l'autopsia del santo, provando dunque a dare un'interpretazione del messaggio che ha portato avanti con la sua stessa vita".

Per farlo, Simone Cristicchi in "Franciscus - Il folle che parlava agli uccelli", veste anche i panni (o meglio... i cenci!) di Cencio, stracciaio d'Assisi che manca di cultura ma ha esperienza. E l'esperienza è maestra indovina, che insegna che fidarsi è bene, non fidarsi... è scienza!

Il musical, già campione di successi in tutta Italia, vanta una decina di brani inediti scritti a quattro mani da Cristicchi e dalla collega cantautrice Amara. Sbarca in Sardegna nell'àmbito della ricca e variegata stagione CeDAC 2024-2025, con cinque repliche al Teatro Massimo di Cagliari ed una replica al Teatro Verdi di Sassari, da tempo tutte esaurite.

Non è la classica storiella di San Francesco, ma un Francesco contemporaneo: Cristicchi/Cencio, soli sulla scena, ci conducono tra riflessioni, domande e poesie musicali per indagare e raccontare il “Santo di tutti”: che è stato innanzitutto un uomo in crisi, consumato dai dubbi, un laico che imparava facendo, si perfezionava incontrando, e il cui esempio riuscì ad attrarre una comunità, ma non senza destare sospetti di alcuni del popolo.

"In 15 anni di teatro volevo misurarmi con qualcosa di integralmente mio, senza affidarmi a un regista esterno... non è semplice dirigersi in scena da fuori!" commenta Cristicchi. Il personaggio di Cencio è simbolo dei suoi detrattori: stracciaiolo girovago, inventore di una lingua solo sua, osservatore critico del viaggio di Francesco.

Filo conduttore è il labile confine tra follia e santità, tema cardine della vita personale e spirituale del Santo di Assisi. Ma anche la povertà, la ricerca della perfetta letizia, la spiritualità universale, l’utopia necessaria di una nuova umanità che riesca a vivere in armonia con il creato. Temi che, nel frastuono della società in cui viviamo, diventano ancora più urgenti e vividi. Uno spettacolo ad alta intensità, che fa risuonare potenti in noi le domande più profonde e ci spinge a ricercarne una possibile risposta.

Una riflessione suggerita è sul ribaltamento dei valori, andare contro corrente e svuotarsi di idee false e di cose superflue; tutti i mistici del mondo ritengono questo passaggio fondamentale per avvicinarsi al divino.Francesco sceglie la povertà, non la miseria: si spoglia delle cose superflue, mantenendo una umile ricchezza interiore. E quando siamo umili profumiamo di terra, siamo semi pronti a germogliare: umiltà, infatti, deriva da humus, ciò che rende feconda la terra. È uno spettacolo che serve anche per metterci davanti alle nostre meschinità e mediocrità.

Einstein fu tra i più grandi (se non il più grande) scienziati al mondo, dotato di una grande spiritualità che lo portava a pensare: l'esistenza si può raccogliere in due frasi, o tutto è un miracolo o nulla è un miracolo. Per Simone, e per il suo Franciscus... tutto è un miracolo!