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“La nostra comunità è stata scossa da una brutta notizia: la prematura scomparsa della nostra giovane concittadina, Cristina Marci. Un male l’ha prima allontana dagli studi, poi dal lavoro e ora l’ha purtroppo portata via ai suoi cari e ai tanti amici. Ha sempre combattuto con tanta forza e coraggio, supportata dall’amorevole vicinanza della sua famiglia. Una ragazza solare, sempre con il sorriso, allegra e socievole la cui scomparsa lascia senza parole”.
Sono le parole dell’amministrazione comunale di Tortolì. Una comunità oggi straziata dal dolore per la perdita di una ragazza che, come lei stessa scriveva, voleva continuare a vivere. Ha lottato a lungo e intensamente, ma non è riuscita a vincere contro quel nemico invisibile, ma reale.
Oggi restano quelle parole che Cristina scrisse su BuonaCausa.org, piattaforma per gestire una raccolta fondi online, e che lasciano un senso di vuoto enorme.
“Ciao a tutti, mi chiamo Cristina, ho 32 anni e sono Sarda. Il cancro per me non è uno sconosciuto di cui non conosco la lingua, ma un inquilino scomodo con il quale litigo incessantemente da 7 anni. Ci prendiamo a botte fino a sfinirci e lui non molla un colpo. Ritorna nella sua tana per un po', ma come me è cocciuto più di un mulo, con la differenza che io non sono per niente stanca di combatterlo.
Avevo 25 anni quando mi hanno consegnato quel referto assurdo: carcinoma multicentrico duttale infiltrante. Era ottobre 2012 e si avvicinava il mio ventiseiesimo compleanno. Sono momenti che non ti aspetti, nemmeno a pensarci per sbaglio. Non a quell'età almeno, come forse a nessuna. Arrivano e basta e non rimane che capire come venirne fuori.
Inizialmente ho avuto paura, ero impietrita di fronte ad ogni decisione da prendere e speravo che da un momento all’altro arrivasse qualcuno a salvarmi, a svegliarmi da un incubo. Poi con il tempo ho capito che l'unica persona in grado di fare la differenza dovevo essere io.
Non mi sono persa d'animo e ho iniziato il mio cammino. Poggiando un piede dopo l'altro ho affrontato un primo intervento esplorativo nell’ottobre del 2012, poi una mastectomia nel successivo mese di novembre e infine 16 cicli di chemioterapia a Cagliari, da gennaio a luglio 2013. In un primo momento la situazione si è stabilizzata, ma nel gennaio 2015 è spuntata una recidiva che, insieme a numerosi linfonodi in metastasi, è stata rimossa. Da quel momento il tumore è diventato metastatico.
Le lesioni si sono estese dapprima ai polmoni e alle ossa e, in questo ultimo anno, hanno raggiunto anche l'encefalo e l'addome. Da qualche mese, visto l'aggravarsi del quadro generale, ho deciso di continuare il mio percorso di cure allo IEO di Milano perché qui ho la possibilità di accedere in tempi ragionevoli a tipologie di cure e a macchinari all’avanguardia che non sono disponibili nella mia regione. Se c'è qualcosa che ancora non ho fatto o un'occasione che ancora non è arrivata, stavolta io vorrei davvero poterla cogliere. La speranza è quella di potermi avvalere di esperienza e cure innovative, protocolli sperimentali e tutto quanto può essere d’aiuto nel salvarmi la vita e nel contrastare gli effetti collaterali delle terapie. Vorrei coltivare la speranza di distruggere il tumore per sempre. Questo è quello in cui voglio credere con tutta me stessa.
Lo IEO ha elaborato per me un protocollo che prevede diversi cicli di radioterapia sia a livello cerebrale, sia osseo, che sto già affrontando. In aggiunta, ho iniziato una chemioterapia da fare ogni tre settimane in regime di ricovero. Tutto questo mi porta a viaggiare spesso. Oltre agli spostamenti per me e per almeno un accompagnatore, le spese collaterali sono tante e per curarmi nel modo e nel tempo che ritengo utile e necessario serve un budget più alto del previsto. Inoltre da luglio finirà il mio periodo di comporto e dovrò rinunciare allo stipendio. I soldi non sono tutto e non lo saranno mai, perché sono sicura che a fare la differenza sarò sempre io, saranno le persone che incontrerò, le esperienze che accumulerò e condividerò. Ma in questo momento della mia vita, che spero sia breve e conciso, ho bisogno di una mano. Ci sono sicuramente tanti modi per affrontare ostacoli come questo ed io vorrei potermi concedere, insieme a chiunque voglia sposare la mia causa, l'opportunità di farlo nel modo migliore, oltre che più completo e sereno possibile.
Perché è questa una delle difficoltà maggiori per chi affronta un tumore: temere di non farcela, lasciare centimetri alla paura e ai problemi quotidiani che, in aggiunta al resto e senza il giusto sostegno, diventano salite impervie. Io non voglio continuare a sopravvivere; giovane o meno, voglio vivere e non lasciare nulla di intentato. Vorrei poter affrontare il mio percorso di cura e magari guarigione senza rimpianti e non aver timore di non farcela, nemmeno per un momento e in nessun aspetto della vita.
Chiunque deciderà di aiutarmi e sostenere la mia causa sarà partecipe del mio cammino, dei miei viaggi, delle mie cure e, con tutto il cuore, della mia guarigione. Sarà al mio fianco mentre guarderò un’alba e sorriderò a cuor leggero, mentre farò una seduta di chemioterapia o quando sceglierò una bella parrucca. In questo modo, sarà l'artefice insieme a me di una piccola rinascita, qualunque sia la via per la quale passerà.
Ci sono tante cose a cui non ho intenzione di rinunciare, prima di tutto al mio lavoro e alla dignità che riuscire a lavorare dona ad ogni essere umano, ma ancor di più alla banalità dell’essere l’artefice del proprio destino e non succube di un maledetto tumore. Ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di leggere questo fiume di parole e si sia fermato a dedicarmi anche solo un pensiero perché prima di tutto è necessario crederci.
C'è una frase di un libro di Paulo Coelho alla quale sono molto legata che vorrei condividere con tutti voi affinché diventi d'ispirazione per qualunque sfida della vita...
"Esiste una grande verità su questo pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, tutto l'Universo trama affinché tu possa realizzarla.
Io voglio vivere...”