PHOTO
Sarà processato il prossimo 1 febbraio l’allevatore di Irgoli che nel 2014 ha legato al gancio traino della sua macchina e poi trascinato per diversi chilometri un cane di pochi mesi fino a causarne la morte.
I Carabinieri hanno scoperto ciò che stava accadendo perchè hanno incrociato la Ford Focus guidata dall'allevatore sulla quale viaggiava anche suo figlio di 16 anni. Il cane era un meticcio di 7 mesi.
Padre e figlio alla vista dei militari si sono dati alla fuga, ma sono finiti fuori strada.
Le associazioni in difesa degli animali sarde e non si si sono costituite parte civile contro il responsabile.
“La nostra legge prevede pene severe per chi si macchia di tale crimine, quindi, chiediamo una pena esemplare per questo individuo che volontariamente ha posto fine alla vita di un altro essere vivente e senziente in modo così vergognosamente disumano”.
La storia di questa sfortunata creatura ha fatto realmente il giro del mondo, suscitando rabbia e indignazione ovunque. Se n’è parlato a livello nazionale, oltre che locale. Noti programmi, uno fra tanti Le Iene, hanno fatto un servizio sull'accaduto e la Peta, la più grande associazione animalista a livello internazionale che ha sede negli Stati Uniti d’America, nata per difendere i diritti degli animali in tutto il mondo, ha diffuso la notizia.
“Il cane - scrivono le associazioni e tantissimi volontari in una nota - è stato ucciso perché secondo l'allevatore “infastidiva” le pecore. Quanto accaduto è tremendo e, oltre alla sofferenza patita da questo povero cane e da tutti i cittadini che hanno visto le immagini strazianti della bestiola ormai agonizzante che fissava l'obiettivo poco prima di morire, ha messo anche in cattiva luce la nostra Sardegna”.
“Dimostrate che i sardi non sono tutti così - si legge nella lettera - e applicate la legge in vigore il 01 febbraio 2016 al processo che si terrà presso il Tribunale di Nuoro, perché questi episodi non devono più verificarsi né in Sardegna né in nessun altro posto. Non esistono giustificazioni davanti a tale barbarie e a gran voce chiedo nuovamente giustizia”.