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Pino Rascini, 67 anni di Osilo (SS), vive da ormai una decina d'anni nella capitale di Taiwan, Taipei: "Il mio obiettivo è far conoscere la Sardegna alle persone che vivono qui o vengono per motivi turistici e ci sto riuscendo".
Pino, raggiunto telefonicamente da Sardegna Live, ha raccontato la sua esperienza con quello che è stato classificato come il più grande terremoto che abbia colpito l'Isola di Taiwan negli ultimi 25 anni, causando 16 vittime e più di un migliaio di feriti. "Molte delle persone che hanno perso la vita sono rimaste vittime delle frane, non dei crolli degli edifici. In diversi si trovavano in montagna in quel momento per via di una festa di quattro giorni prevista fortunatamente dal giorno dopo le scosse. Tanti avevano prenotato in quella zona e probabilmente sarebbe andata molto peggio se il terremoto si fosse verificato durante l'evento. Ci sono circa una quarantina di abitazioni con il bollino rosso che andranno abbattute e ricostruite, ma qui fanno in fretta". La paura? "C'è sempre perché ti senti oscillare, io ero ancora in dormiveglia, semicosciente, sono rimasto paralizzato per un paio di minuti prima di capire, però bisogna dire che ogni anno sentiamo scosse, anche se non così forti, continuiamo a sentirle anche adesso, sono assestamenti e vanno avanti da tutta la settimana, non ci si fa caso, abbiamo fatto un po' l'abitudine. Gli edifici sono abbastanza sicuri, la situazione è sotto controllo e c'è una certa tranquillità sotto questo punto di vista. Gli abitanti del luogo inoltre hanno un approccio fatalista, soprattutto nei confronti delle forze della natura".
Taipei è solo l'ultima e forse non definitiva tappa, non solo lavorativa, del ristoratore Sardo. "A 50 anni ho iniziato la mia seconda vita, per molto tempo sono stato in Inghilterra dove ho conosciuto la mia attuale moglie, dopo la separazione dalla prima con cui sono stato sposato sempre in Gran Bretagna. La mia attuale compagna è taiwanese, lei era interessata alla Sardegna, le piaceva molto, quando ci siamo conosciuti io ero stufo dell'Inghilterra dove sono stato 30 anni, con lei ho avuto un figlio, nato appunto in UK, ma quando aveva un anno siamo tornati sull'Isola e siamo rimasti lì due anni. Arrivare a fine mese però era una fatica, anche con un bambino piccolo, mia moglie essendo straniera aveva difficoltà a trovare lavoro, così ci siamo spostati in Asia, più specificatamente in Cina, a Shenzhen e quello è stato il mio primo incontro con il mondo asiatico: una città di moderna costruzione dove ho passato due anni incredibili, dopo siamo arrivati a Taiwan. Per i primi anni ho lavorato nella ristorazione come sempre, in qualità di dipendente, in ristoranti italiani, anche per capire l'ambiente che non era come quello cinese, le persone e la mentalità sono completamente diversi, più 'europei'. Mi sono trovato molto bene, così mi è venuta l'idea, visto che non sono più giovane, di iniziare un qualcosa per conto mio, aprire un ristorante. Taipei però è la patria dei ristoranti, ce ne sono migliaia, di ogni tipo, quindi ho optato per dare un prodotto diverso e ho pensato al sardo", aprendo 'Domo de Sardegna', unico locale di cucina sarda appunto, sull'Isola.
Il legame con la sua terra e le sue radici sono ben saldi e lo guidano nella sua attività attuale, che utilizza prodotti al 100% sardi e dove lavora anche la compagna, regalando un'esperienza a 360 gradi: "Il mio non è solo un ristorante, mia moglie è un'amante della Sardegna, conosce l'Isola meglio di me, lei ai clienti spiega tutto, tradizioni, usi, storia, quella che forniamo è un'immersione a tutto tondo nella cultura sarda. Abbiamo mappe, libri, immagini e foto di paesaggi, vestiti e costumi e parecchi clienti tramite noi conoscono i luoghi da cui provengo e decidono di andare a visitarli, ed è bello sapere che tutto parte da noi. Qualcuno - ci racconta - insiste anche perché gli faccia da guida".
Pino non esclude di tornare un giorno a vivere nella sua terra. "Magari lo farò. Non lavoro più per i soldi a quest'età, anche se mi sento più in forma che mai. Abbiamo immaginato in futuro di trascorrere qui l'inverno, che è più mite, e l'estate nell'Isola, ma è difficile fare programmi in questa situazione, che è grave per tutti, con pure venti di guerra alle porte, però il desiderio c'è".