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Da molti anni, ormai, si parla di valorizzazione della cultura e lingua sarda. Tanti sono gli attivisti in campo con l’obiettivo prioritario di far conoscere quello è il modo di essere dei sardi non sono nell’isola, ma anche nella penisola e all’estero. Uno di questi è Giuseppe Corongiu, scrittore e giornalista originario di Laconi, da anni sulla breccia dell’onda per la promozione e la difesa del sardo. Lo abbiamo sentito per avere una suo opinione circa le problematiche linguistiche.
Come nasce la sua passione per la lingua e la cultura sarda?
“Nasce per influenze e mitologie familiari. In particolare per i racconti del ramo materno Dessanay e di poeti antenati. A dodici-tredici anni ricordo che già mi impegnavo per parlare bene il sardo. Durante l'adolescenza, fine Anni Settanta primi Anni Ottanta, rimasi folgorato dalle questioni poste dal neosardismo e da allora non ho più abbandonato, se non per periodi di pausa. Tra il serio e il faceto, dico spesso che è stata la lingua a scegliere me e non viceversa (!?). Fuori alle battute: come può un operatore culturale ignorare l'esistenza della nostra lingua in Sardegna? Io non capisco coloro che negano il sardo e la cultura di questo popolo. Nell'ultimo mio libro 'Metropolitània'' ho scritto in sardo anche di fantascienza. Ecco è come se fossimo invasi da alieni che con potenti armi neurali distorcono la realtà facendoci credere di vivere in un altrove ultradimensionale monolingue. L'obiettivo è assimilarci e renderci italiani di serie B. Una distopia che si sta avverando purtroppo”.
Ha scritto alcuni libri che parlano proprio dei problemi linguistici: allo stato attuale quale è la situazione?
“La situazione è gravissima. La percezione è che la lingua resista in determinati contesti, ma in gran parte del territorio la trasmissione intergenerazionale è interrotta. Mancano politiche di recupero. Siamo fermi alla prima fase della legge 482/99: interventi a progetto e episodi anche positivi, ma non coerenti e costanti. La classe dirigente e intellettuale sarda non ha creduto che quella della lingua fosse una battaglia decisiva e ha derubricato il problema a controversia folkloristica tra esperti. In realtà, quella che è mancata è proprio la volontà politica di governare il processo. La popolazione dimostra sempre affetto nei confronti del sardo, ma purtroppo tutte le più importanti agenzie che formano le opinioni continuano a diffondere un messaggio divisivo e denigrante per il sardo vivo e parlato. La gente, a causa delle fonti autorevoli da cui proviene, alla fine tende a crederci. Luoghi comuni e stereotipi divisivi negazionisti la fanno da padrone”.
Lei è stato Direttore dell'ufficio lingua sarda della Regione Sardegna: ci racconti la tua esperienza
“È stata un'esperienza umana e professionale bellissima. Sono stato il primo, ho contribuito a creare il servizio e legato il mio nome a molti progetti giudicati da tutti efficaci e innovativi. Uno fra tutti: ero riuscito a 'inventare' il sardo curricolare a scuola dribblando norme e divieti della legislazione italiana. Per la prima volta il sardo poteva entrare a scuola nell'orario ufficiale. Esperienza che mi risulta interrotta a causa della sciagurata legge, ispirata dai negazionisti travestiti da cultori, approvata dal Consiglio Regionale nell'estate del 2018. Mi auguro che Giunta e il nuovo Consiglio provvedano presto a rimediare”.
Con il Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale ha portato avanti varie battaglie per la valorizzazione della lingua sarda: a che punto sono e quali saranno le prossime?
“Con il Coordinamentu ci siamo presi una pausa di riflessione. Ci stiamo dedicando ad altri progetti, tra cui, per me, quello della narrativa sperimentale a cui credo tanto. Diamo il tempo alla nuova consiliatura di mettere in atto i progetti annunciati. La competenza statutaria, la riforma della legge approvata lo scorso anno, la competenza presidenziale e non assessoriale della politica linguistica, il dipartimento specializzato. Inoltre si è parlato del sardo che deve fare un salto di qualità con una grafica unitaria. Insomma, c'è molta carne al fuoco. Aspettiamo per vedere le realizzazioni. Il Csu tornerà al momento giusto”.
Un suo pensiero sulla Limba Sarda Comuna
“È un'ortografia unitaria come hanno tutte le lingue. Niente di speciale o di artificioso. Una buona base di partenza per chiudere in futuro il processo. È stata montata una propaganda contro ingiustificata. Tutte le lingue hanno varianti o dialetti, ma anche uno standard. Niente di nuovo. Invece, senza la lsc resta l'anarchia dialettale del sardo fatto a pezzi che ognuno scrive come vuole, senza regole. Purtroppo ad alcuni va bene così: se fai a pezzi la Sardegna e la sua lingua, ognuno ha l'illusione di essere il re del suo microscopico pezzo. Così continuiamo ad avere tante tribù con capetti egolatri e nessuna comunità linguistica reale. Non abbiamo ancora la maturità per sedere con merito al tavolo delle lingue normali, minoritarie e non. Speriamo di farcela presto”.