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Il cyberbullismo indica atti di bullismo e molestie perpetrati attraverso mezzi elettronici, come sms, chat, email, blog e siti web, che si rivelano estremamente potenti. Le vittime sono solitamente minorenni – ma non è da sottovalutare il fenomeno tra adulti – facili prede per via dell’isolamento sociale in cui rischiano di ricadere per essere ritenuti “diversi” per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale, ideologia politica, modo di vestire, etc. Sembra che ogni scusa sia buona per individuare fra tanti l’individuo potenzialmente più “diverso” e debole da prendere di mira e attaccare fino, a volte, alle fatali conseguenze.
Operazioni da “branco”, traboccanti d’odio ma poverissimi di motivi, tant’è che sono i c.d. troll i veri portatori di un profondo disagio sociale.
Come il bullismo nella vita reale, anche il cyberbullismo può costituire violazione di codice civile, penale e codice della privacy e configurare una miriade di reati, tra cui il più grave e diffuso è l’istigazione al suicidio. Oggi quasi il 40% del bullismo è online, e si caratterizza per delle tipicità proprie come:
- l’anonimato del molestatore e la difficile reperibilità, anche se ogni comunicazione elettronica lascia sempre una traccia, per la vittima è spesso impossibile risalire da sola al proprio “troll”;
- abbattimento delle remore etiche, perché il cyberbullismo permette, anche attraverso la sostituzione di persona, di sfuggire alle remore che sorgerebbero spontanee nella vita reale, con la conseguenza che un luogo ampio e comodo per accesso come la rete amplifica pericolosamente l’indole crudele delle persone. Il risultato è devastante perché sul web si dicono e si fanno cose che realmente sarebbero difficili anche da immaginare;
- assenza di limiti, perché in rete le molestie possono essere inflitte senza confini spazio-temporali e cioè in ogni momento in cui la vittima si collega al mezzo elettronico.
Il fenomeno coinvolge sempre più preadolescenti e adolescenti. Ai problemi classici di un’età difficile rischiano di aggiungersi veri e propri danni psicologici causati, ad esempio, dal far circolare foto spiacevoli, diffondere offese e attuare una denigrazione sistematica della persona. L’esito di queste cyberpersecuzioni sono la completa perdita di fiducia nel prossimo con conseguente emarginazione sociale, depressione e ideazioni suicide.
L’ultima vittima italiana è di pochi giorni fa. A Cittadella, in provincia di Padova, una giovane quattordicenne si è gettata dal tetto dell’ex Hotel Palace. La ragazzina si era iscritta su un sito ormai noto alle forze dell’ordine, ask.fm,con il nome di amnesia ed in breve era diventata bersaglio gratuito di un gruppo di troll che l’hanno molestata fino a spingerla ad uccidersi. Questi siti sono dei veri angoli bui senza limiti e regole, anonimi in cui poter tirare fuori il peggio di sé in un moto compulsivo ai margini dell’ossessione, in cui le richieste di aiuto dal “male di vivere” vengono ignorate e anzi alimentate.
Importante è cercare di capire che una via di uscita esiste. Per difendersi dal cyberbullo può essere utile, ad esempio: