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E' cessata, dopo le scuse da parte del sindaco, la polemica fra Cabras e Bonorva. Al centro della controversia "La corsa degli scalzi", evento che si tiene annualmente a Cabras, la prima domenica di settembre, quando uomini e ragazzi percorrono un tratto di 7 km tra il centro abitato e il villaggio degli agricoltori di San Salvatore. Un rito che ha origine nel periodo dell’invasione dei mori nel 1619 e che affonda le radici in una tradizione fortemente cattolica.
In occasione dei festeggiamenti per Carnevale, a Bonorva è andata in scena una parodia della storica corsa. Un gruppetto composto da uomini, donne e bambini ha percorso le vie del paese riproducendo il tradizionale rito dei "curridores" di Cabras. Una trovata che, se da un lato è stata apprezzata e ha divertito partecipanti e pubblico, dall'altro ha fatto storcere il naso alla comunità cabrarese.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Bonorva, Massimo d'Agostino, che condividendo il suo punto di vista ha voluto mettere fine alla polemica: "Il carnevale di Bonorva è una manifestazione storica che da decine di anni si svolge nell'assoluta spensieratezza di tutti i suoi partecipanti - scrive il sindaco -. Quello che sta succedendo in queste ore ha dell'incredibile e non si riesce a spiegare l'onda popolare di indignazione sollevata da un articolo online che ritengo esagerato e sproporzionato".
"Nessuno dei ragazzi di Bonorva, che hanno partecipato a quel carro allegorico, voleva in alcun modo offendere e/o mancare di rispetto alle tradizioni di Cabras - spiega il primo cittadino -. Il Carnevale è Carnevale ed ogni singola manifestazione carnevalesca è pregna di satira religiosa e di riferimenti clericali con preti, suore, papi e quant'altro, soggetti ad essere rappresentati con modalità più o meno scherzose".
"Del resto - precisa - capisco anche che l'unicità e la spiritualità dell'evento di Cabras coinvolgano molte persone a livello intimo e personale, e che vedersi rappresentati in questo modo possa aver scosso e turbato i loro sentimenti, e di questo mi rammarico. Per questo motivo sono profondamente dispiaciuto del malumore venutosi a creare per la rappresentazione di Bonorva, ma posso garantire che non vi fosse alcun intento denigratorio".
"Quindi - ribadisce -, nessun tentativo di ridicolizzare la straordinaria manifestazione di fede in questione, ma solo un aspetto goliardico che, per quanto possa sembrare inopportuno, fa parte però del libero esercizio della satira carnevalesca. Tuttavia, per tutti coloro che si sono sentiti offesi da quanto è successo, come Sindaco e come Amministrazione Comunale che, in definitiva, insieme all'Associazione Giolzi, è la responsabile diretta dell'organizzazione del Carnevale Bonorvese, ho già chiamato il Sindaco di Cabras manifestandogli il nostro dispiacere con preghiera di estendere questo nostro sentimento al Parroco di Cabras, all'Associazione "Is Curridoris" e alla Comunità di Cabras, per quanto successo".
"Sia chiaro però che non intendo muovere alcuna critica all'operato dei ragazzi bonorvesi, che non hanno commesso alcun delitto ma hanno soltanto rappresentato un evento importante della nostra Sardegna, senza peraltro denigrarlo come ho letto da più parti. Spero che nei prossimi giorni si arrivi ad un ulteriore chiarimento tra le due Comunità e che -conclude il sindaco - questo serva alla nascita di un sentimento di stima e di amicizia".
Dal canto suo, l'Associazione "Is Curridoris", conferma che "la questione è già alle fasi conclusive, in quanto noi abbiamo già espresso il nostro dissenso per l'accaduto e abbiamo già ricevuto le scuse dal parroco di Bonorva e dal loro primo cittadino".