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Quando nel luglio del 2019 si è concretizzato il trasferimento di Nicolò Barella all'Inter, le voci intorno all'operazione si sono divise fra chi promuoveva l'acquisto di un centrocampista completo, e perfetto per il gioco di Conte, e chi riteneva che il giocatore fosse ancora troppo acerbo per il grande salto. Le tre stagioni in rossoblu avevano infatti consacrato il classe '97, nato a Cagliari, come uno dei talenti più cristallini del panorama nazionale.
Effettivamente il centrocampista sardo ha subito stupito per la capacità di inserirsi nello scacchiere nerazzurro, formando a inizio stagione, insieme a un altro giovane italiano, Stefano Sensi, una delle coppie più interessanti del campionato. Antonio Conte ci ha puntato e lavorato tanto: nel corso della stagione non ha mai smesso di aiutare il ragazzo a limare le proprie imperfezioni, ad accrescere l'intensità, a gestire le energie, e ad essere sempre più presente e protagonista della manovra. Anche quando la squadra ha faticato sotto l'aspetto tecnico, Barella è riuscito a sopperire alla mancanza di qualità del gioco di squadra grazie alla grinta e all'intelligenza tattica.
Certo, talvolta l'eccesso di foga e l'inesperienza dettata dalla giovane età si sono fatti sentire, e i 14 cartellini gialli in stagione ne sono la dimostrazione. "Conte mi ha migliorato nella fase tattica, nel farmi sempre trovare nella posizione giusta. Su questo è maniacale", ha raccontato lo scorso gennaio Nicolò ai microfoni di Sky, e ha aggiunto: "Mi rimproverano di essere molto istintivo e lui mi ha limitato. Conte ti migliora in tutto, ti tira fuori il 110%".
L'evoluzione di Barella è stata graduale ed "equilibrata", un crescendo di prestazioni che lo ha portato a diventare il punto cardine del centrocampo nerazzurro, e allo stesso tempo un fedelissimo del Ct Roberto Mancini in Nazionale. Se ce ne fosse bisogno, ieri sera, nella semifinale di Europa League, contro lo Shakhtar Donetsk, ha dimostrato ancora una volta il perché ormai sia diventato insostituibile là in mezzo. L'azione che ha portato al vantaggio di Lautaro Martinez, è stata iniziata e rifinita proprio dalla mezz'ala, che, dopo aver elegantemente saltato un avversario, ha confezionato un "cioccolatino" per il compagno di squadra. Una prestazione che è stata la perfetta fotografia della stagione di Barella, fatta di qualità e quantità, intelligenza tattica e raffinatezza mai fine a sé stessa.
Nel calcio si sa, quanto è difficile riuscire a scalare le gerarchie, tanto può essere facile finire nel dimenticatoio: l'ultimo passo da compiere prima della definitiva consacrazione, sarà proprio quello della riconferma già nella prossima stagione, con l'Inter prima, e - in vista dell'Europeo - con la Nazionale poi, con la stessa umiltà e caparbietà che lo ha portato dai campi di provincia ai grandi palcoscenici internazionali.