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La Giunta comunale di Meana Sardo, guidata dal sindaco Angelo Nocco, ha fatto sapere tramite un atto di protesta di aver respinto, con votazione unanime, il REIS (Reddito d’Inclusione Sociale) adottato dalla Regione Sardegna e con il quale la Regione stessa intenderebbe rafforzare il Sostegno d’Inclusione Attiva (SIA) istituito in campo nazionale.
La decisione viene a seguito di una serie di considerazione e analisi esposte in maniera minuziosa nell’atto di protesta consultabile anche sul sito istituzionale del Comune di Meana Sardo.
I provvedimenti REIS e SIA, spiega l’atto, dovranno essere gestiti attraverso i PLUS, con la costituzione di una commissione multidisciplinare che dovrà redigere appositi progetti d’inclusione nel rispetto degli indirizzi stabiliti per i due provvedimenti in questione. I progetti, denuncia la Giunta, “non prevedono una vera forma di inserimento sociale delle fasce meno abbienti”. Secondo l’ente, infatti, manca “il riconoscimento di un contributo, contro una prestazione collaborativa stabilita dai servizi sociali comunali attraverso progetti personali concertati con gli aventi diritto, secondo le capacità psico-fisiche, nel rispetto dei criteri e termini stabiliti dalla RAS con le direttive sulle Povertà Estreme”.
L’istituzione del REIS, inoltre, costituisce secondo la Giunta comunale meanese un doppione del SIA e “con la loro applicazione gran parte delle persone bisognevoli attualmente inserite nelle Povertà Estreme 3^ misura (servizio civico), subiranno penalizzazioni in termini di inserimento sociale ed di riconoscimento pecuniario, o ancor peggio non potranno essere inseriti né nel SIA, né nel REIS, creando fasce privilegiate fra i più poveri delle comunità”.
“Tante sono le motivazioni che inducono a chiedere alla Regione Autonoma della Sardegna di poter continuare ad utilizzare i fondi di cui al REIS, secondo i criteri stabiliti nelle delibere della Giunta Regionale per il programma povertà emanate fino al 2015”. Questo perché “il metodo di intervento con i criteri delle povertà, su richiamati, sono più rispondenti alle reali esigenze degli aventi diritto, come desumibile dai risultati positivi ottenuti in tutti gli anni di applicazione, sia per i poveri, che per l’intero contesto socio-economico della comunità, anche perché gli indigenti abbracciano una casistica così ampia e diversificata, che può essere soddisfatta solamente se le azioni a loro rivolte non devono essere disturbate da lungaggini burocratiche e inappropriate che immancabilmente si verificheranno applicando il Reis”.
Il sistema delle tre linee della Povertà Estreme, inoltre, secondo il Comune di Meana Sardo “non è la soluzione ideale dei problemi dei giovani disoccupati, dei meno giovani che hanno perso il posto di lavoro, degli emarginati e dei soggetti multiproblematici, ma certamente questi, trovano dignità svolgendo i servizi civici comunali, sviluppando i progetti personalizzati, seriamente appropriati alle loro condizioni psicofisiche ed economiche che prevedono una prestazione apprezzata dai propri compaesani”.
Secondo l’atto di protesta non basterà il servizio civico a risolvere il problema delle famiglie entrate nel vortice della povertà, serviranno piuttosto investimenti cospicui per un piano straordinario per il lavoro, anche se con gli interventi suddetti, gli stessi problemi sono stati attenuati, mentre con il Reis, che vede le risorse dimezzate e una parte degli attuali assistiti espulsi dalle provvidenze, si verificherà un aumento del malessere sociale.
“I Comuni – spiega l’atto – hanno compartecipato alle azioni di contrasto alle povertà con fondi propri, superiori a quelli Regionali, proprio perché hanno constatato che la gestione diretta da parte delle amministrazioni comunali ha dato risultati eccellenti in campo sociale”.
Nel caso in cui il Reis venisse portato avanti, promette la Giu