La notizia della morte per infarto del quartese, Daniele Atzori, tifoso rossoblù, stroncato nella tarda serata di sabato scorso alla Sardegna Arena, durante il match Cagliari-Fiorentina, ha segnato per sempre un evento che doveva essere una gioia per chi assiste normalmente  ad un incontro sportivo: la propria squadra del cuore ha battuto in casa gli avversari, poi l'evento tragico. Dalle stelle al dolore: Daniele, seduto in curva Sud con la sorella,  improvvisamente si accascia e purtroppo un infarto (sarà accertato successivamente), non gli lascia scampo. 

Tanti e troppi gli interrogativi spesso anche fuori luogo che aleggiano in situazioni drammatiche come questa: Poteva salvarsi? Chi gli ha prestato soccorso, poteva e ha fatto di tutto per cercare di riportarlo in vita? Le scariche col Dfb sono state sufficienti? E’ stato dunque utilizzato il defibrillatore, in casi di emergenza come questo? All’interno dell’impianto sportivo c’era chi, tra gli steward o soccorritori sanitari che  sapevano utilizzare un defibrillatore?  

Tante le domande che in tanti, in queste ore, continuano a porsi e a girare forse inutilmente anche attraverso i social: oltre alle indagini della Digos della Questura, volte a far chiarezza anche con i filmati delle telecamere di sicurezza cosa sia realmente accaduto, ad esempio, durante la fase concitata degli insulti e dei cori dei tifosi della Fiorentina (Devi Morire) ma è legittimo porsi anche altre domande sul come ad esempio siano state messe in atto tutte le procedure di soccorso per casistiche di questo genere. 

Il parere dell’esperto 

Luigi Cadeddu, medico specializzato del 118, è conosciutissimo nell’ambiente sanitario proprio perché conosce alla lettera tutto ciò che c’è da sapere in materia di sicurezza, gestione dei rischi e del pronto intervento sanitario: “Una cosa è certa – dice con fermezza, Cadeddu – esistono delle regole da seguire alla lettera per prevenire e cercare di intervenire nel più breve tempo possibile per salvare vite umane, è un dato di fatto. Nello specifico - aggiunge il medico -  mi sono occupato ad esempio di redigere, scrivere e far applicare il piano di gestione sanitaria di grandi eventi, come quelli dell’arrivo in città, nel 2013, di Papa Francesco o quello della finale della Coppa Davis di Tennis Italia Russia, a Monte Urpinu e in tanti altri contesti. Se una persona ha un arresto cardiaco – evidenzia Luigi Cadeddu – va immediatamente rianimato sul posto, ci sono quei minuti fondamentali in cui la persona può essere salvata, ecco perché è prioritario sempre e comunque non soltanto avere un defibrillatore con se ma soprattutto saperlo utilizzare con professionalità, formare preventivamente le persone che dovranno adoperarlo e mettere in pratica le regole fondamentali di emergenza”.