“Amor, ch’a nullo amato amar perdona…”

(Inferno, Canto V)

È uno dei versi più belli e celebri non solo della Divina Commedia, ma di tutta la letteratura italiana (A nessuna persona amata, l’amore permette di non ricambiare).

La terzina, che narra dell’amore, oltre la morte, di Francesca da Rimini nei confronti di Paolo, fratello del marito, continua con queste parole altrettanto indimenticabili che inneggiano alla forza infinita dell’amore:

“mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona…”

Sono versi cui è legata anche la grande fortuna popolare del Poeta e la sua straordinaria capacità di essere cantabile, come testimoniano le canzoni di Antonello Venditti, in “Ci vorrebbe un amico” e Jovanotti, in particolare “Serenata Rap”.         

Certo, resta la curiosità della faccia che avrebbe fatto Dante sentendo i due cantanti nell’interpretazione dei suoi versi. Forse, però, di facce ne avrebbe fatto proprio due: una piena di orgoglio per la sua popolarità e l’altra di disappunto per la decodificazione dei due cantanti magari non perfettamente allineata al suo pensiero; il comune denominatore è, comunque, l'intramontabile sentimento dell'Amore. 

Leggere o rileggere la Divina Commedia, ma anche le altre Opere del Sommo Poeta, significa sentirsi, tutte le volte, per ogni passaggio, stimolati per una riflessione anch’essa sempre nuova. Ve ne proponiamo una qui di seguito, in lingua sarda (variante logudorese), che probabilmente non sarebbe dispiaciuta neanche allo stesso Dante.



 

Túe amore no asa a bídere ancora

si amore no intendes affrontare

cun ánimu serenu a ognora.



 

Tu amore non conoscerai

se non intendi affrontare l’amore

sempre con animo sereno.