Fermo in auto, nei pressi di viale Trieste, a Cagliari, gli agenti della PolStrada si avvicinano e gli fanno la classica domanda di routine: “Ha bevuto?”. Lui non accenna tentennamenti e con sincerità, ammette: “Sì, qualche bicchiere, ero ad una festa”.

L’etilometro però non perdona, lui risulta positivo all’alcoltest: conseguenza inevitabile, patente ritirata per un anno, poi, il passo successivo, con la sentenza del Giudice in Tribunale che tiene anche conto del fatto che sia incensurato. La decisione dell'organo giudiziario è scritta pari pari nella sentenza: 170 ore da ‘scontare’ ai lavori socialmente utili.

La punizione che apre gli occhi

Così, per Davide Melis, 39 anni, cagliaritano, magazziniere in un noto centro commerciale dell’hinterland, si apre un libro di vita inedito che gli fa da preludio ad una bella avventura che gli aprirà il cuore: “E’ una esperienza che mi ha cambiato totalmente l’esistenza – dice emozionato, Davide – queste persone continueranno a far parte della mia vita anche al termine della condanna, perché chiederò di continuare a fare volontariato in questo luogo per me meraviglioso“.

L’inizio del cammino

Dal mese di dicembre 2019, Davide svolge servizio (come una sorta di angelo custode) presso la piccola Casa di Cura di San Vincenzo, in via San Benedetto a Cagliari, struttura che ospita una quarantina di anziani che hanno, tra l’altro, anche problemi di deambulazione e altre patologie senili: “Ho trovato un luogo di pace e di benessere – dice Davide Melis – qui mi occupo essenzialmente di stare insieme agli anziani ospiti della struttura, parlo con loro, ci rido e ci scherzo, è nata un’amicizia bellissima, diamo anche assistenza ai parenti che vengono a far loro visita, anche i medici, gli oss, il personale infermieristico sono persone speciali, sono diventati un po’ la mia seconda famiglia, soprattutto in un periodo poco felice dovuto alla pandemia, al Covid, con gli anziani che ancor di più hanno forse più timore di noi per quel che si sente alla tv o si legge sui giornali”.

Per Davide, lasciare la divisa da magazziniere e parcheggiare il muletto in corsia per poi recarsi nella Casa di Riposo in pieno centro a Cagliari, è un’emozione davvero indescrivibile: “Come me, nella mia stessa situazione – aggiunge – ci sono altri 5 o 6 ragazzi che devono scontare un periodo di lavori socialmente utili, io ho scelto di stare con gli anziani, di dedicare volentieri parte del mio tempo che, inizialmente poteva essere una costrizione e che invece si è da subito tramutato in un piacere immenso, mi ha cambiato la vita, mi ha fatto vedere, assistere a situazioni che ti spezzano il cuore e allo stesso tempo ti danno un’energia indescrivibile. Vedere loro che sorridono mentre ci parli, ci scherzi, è diventato per me un impegno che riempie le mie giornate in maniera davvero utile".

Poi, il desiderio più grande: "Al termine di questo periodo cosiddetto obbligatorio - afferma Davide Melis - chiederò alla direzione della Casa di Cura di poter continuare a fare volontariato qui dentro, perché capire la sofferenza degli altri anche della solitudine di tutti i giorni e rendersi utili proprio per aiutare chi sta male, è il regalo più bello che una punizione di un Tribunale potesse darmi”.